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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2013 alle ore 12:26.

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Attivisti di Grenpeace arrestati dalla guardia costiera russa (Ansa)Attivisti di Grenpeace arrestati dalla guardia costiera russa (Ansa)

Il ben documentato amore di Vladimir Putin per la natura viene messo alla prova degli interessi energetici, oltre che della giustizia russa. La magistratura ha aperto un'inchiesta per pirateria contro una trentina di attivisti di Greenpeace che il 19 settembre scorso avevano organizzato una protesta contro una piattaforma petrolifera di Gazprom, la Prirazlomnoje, nelle acque dell'Artico. Tra loro un italiano, Cristian D'Alessandro. Il giorno prima, due attivisti - una finlandese e uno svizzero - avevano tentato di scalare l'impianto, ma non è chiaro se soltanto loro o l'intero equipaggio verrà messo sotto processo. Gli attivisti, che cercano di contrastare le trivellazioni nella parte sud-orientale del mare di Barents (mar di Pechora), rischiano fino a 15 anni di reclusione.

Erano stati arrestati giovedì scorso, quando guardie di frontiera russe hanno preso possesso dell'Arctic Sunrise, il rompighiaccio dell'organizzazione internazionale: come racconta Greenpeace, agenti dell'Fsb (ex Kgb) armati e in balaclava calati da elicotteri, preceduti da spari di avvertimento. La nave si trovava in acque internazionali, ma all'interno della zona in cui appartengono alla Federazione russa i diritti esclusivi di sfruttamento economico. All'Arctic Sunrise - battente bandiera olandese - era stata proibita la navigazione verso la Via marittima settentrionale, quando in agosto era entrata in acque russe.

"Tutti coloro che hanno preso d'assalto la piattaforma, stranieri inclusi, saranno processati", ha comunicato il portavoce della Procura Vladimir Markin. Una dichiarazione della Procura afferma che "quando una nave straniera, carica di attrezzature elettroniche destinate a scopi non chiari, e quando un gruppo di persone che si proclamano attivisti per l'ambiente cercano di assaltare una piattaforma petrolifera, ci sono legittimi dubbi sulle loro intenzioni".

Più di 40 gruppi ambientalisti, tra cui il Wwf, hanno scritto a Putin per chiedere la liberazione dell'equipaggio e della nave, che attualmente viene scortata verso Murmansk. Nella lettera è scritto che l'azione degli attivisti era stata pacifica: il loro obiettivo è attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sui progetti di produzione di idrocarburi nella fascia artica che appartiene alla Russia, uno sfruttamento descritto come "inaccettabile dal punto di vista ambientalistico", in una delle più grandi riserve naturali al mondo.

La piattaforma in questione, di proprietà del braccio petrolifero di Gazprom, è la prima piattaforma petrolifera offshore al mondo fissa e resistente al ghiaccio. "Difficile credere - ha affermato il portavoce Markin - che i sedicenti militanti non sapessero che la piattaforma è un oggetto ad alto rischio, e che qualunque azione non autorizzata su di essa poteva provocare un incidente che avrebbe messo in pericolo le persone a bordo e l'ecologia". A Murmansk gli inquirenti intendono interrogare tutti i partecipanti all'operazione e "fermare i più attivi tra loro", secondo le parole del portavoce della Procura. Nel porto russo del Nord sono già arrivati i rappresentanti diplomatici dei Paesi da cui provengono gli attivisti di Greenpeace. Tra loro il viceconsole generale italiano a San Pietroburgo, Francesco Cimellaro, che conta di incontrare presto Cristian D'Alessandro.

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