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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2013 alle ore 18:59.

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Obama all'Onu: risoluzione forte sulla Siria (e mano tesa all'Iran)

NEW YORK – Barack Obama conta sulla diplomazia per disinnescare le crisi mondiali. Il presidente americano, intervenendo questa mattina all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha premuto sul Palazzo di Vetro perché renda credibile una strada pacifica nello sforzo di risolvere la crisi in Siria. Non solo: ha auspicato una svolta diplomatica sul dossier nucleare iraniano, dove in settimana il Segretario di Stato John Kerry incontrerà la sua controparte di Teheran, Mohammad Javad Zarif. E dove non è escluso un breve e informale scambio di vedute tra lo stesso Obama e il neopresidente iraniano Hassan Rouhani.

Obama, tuttavia, ha mantenuto la necessità di azioni efficaci da parte delle comunità internazionale. Il Consiglio di Sicurezza, ha detto, sulla questione siriana deve adottare una "robusta risoluzione", che preveda conseguenze per il leader siriano Bashar al-Assad in caso di violazione degli accordi sul suo disarmo chimico.
"Se non riusciamo a metterci d'accordo su questo - ha detto - allora sarà evidente che le Nazioni Unite sono incapaci di far rispettare le più fondamentali leggi internazionali". Obama ha poi annunciato altri 339 milioni di dollari di aiuti umanitari ai rifugiati della crisi siriana, una cifra che porta il totale dei soccorsi statunitensi a 1,4 miliardi.

Sull'Iran, il presidente Obama ha pubblicamente annunciato di aver incaricato Kerry di perseguire nuovi round negoziali per neutralizzare il programma nucleare di Teheran. Ha tuttavia ammonito che, da parte dell'Iran, le recenti "parole conciliatorie devono essere affiancate da azioni che siano trasparenti e verificabili". Obama ha continuato: "Gli ostacoli potrebbero rivelarsi troppo grandi, ma sono convinto che la strada diplomatica debba essere messa alla prova".

Il presidente americano, citando un altro fronte moediorientale sempre difficile, si è detto incoraggiato anche dagli sviluppi nei negoziati israelo-palestinesi. "Il momento potrebbe essere maturo perché la comunità internazionale sostenga tutta assieme un percorso di pace - ha dichiarato. Già oggi gli israeliani e i palestinesi hanno dimostrato la volontà di correre significativi rischi politici".

Obama ha infine cercato di ridefinire una propria dottrina di intervento militare, citando come potenziale "grilletto" interessi strategici e catastrofi umanitarie. "Gli Stati Uniti sono pronti a usare tutti gli aspetti del loro potere, compresa la forza militare, per garantire interessi essenziali. Affronteremo aggressioni esterne contro i nostri alleati e partner, come abbiamo fatto nella Guerra del Golfo".

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