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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2013 alle ore 08:32.

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C'è una Milano di cui andare fieri, quella che proprio in questi giorni mostra al mondo la sua faccia più bella, creativa, colorata , in ghingheri sulle passerelle della moda, e poi spunta una Milano di cui vergognarsi, quella del pallone. Il dark side di una città solitamente mediamente corretta sugli spalti, se si escludono episodi clamorosi (vedi motorini estemporanei che piovono dal cielo).

Una città che ha imparato, per esempio, a vivere il derby in maniera scenografica e composta, ma soprattutto, ampliando il discorso, una città metropolitana e sempre più internazionale, dalla mentalità aperta votata all'integrazione e alla multirazzialità, che improvvisamente si ripiega su stessa e si fa piccola piccola finendo dietro la lavagna, accusata del più bieco e vigliacco comportamento antisportivo: il coro razzista. Comportamento che ha indotto il giudice sportivo a prendere provvedimenti contro le curve di Milan e Inter, e che risulta ancora più grave in quanto aggiunge all'inciviltà la stupidità, e siamo quasi certi del fatto che sia dettato più dalla seconda che dalla prima, soprattutto perché finisce, e non è certo una novità, col danneggiare la propria squadra. Sono i limiti del branco, non siamo certo noi a scoprirli e non serve lo studio approfondito di trattati antropologici per individuarli.

Quello che lascia perplessi semmai è che i regolamenti, permetteteci l'amara ironia, parlano chiaro: si possono insultare a pieni polmoni mamme e sorelle di questo o quel giocatore (succede regolarmente senza che nessuno si scandalizzi o prenda provvedimenti) ma almeno sui cori razzisti il giro di vite funziona. Si rivelasse davvero un deterrente, sarebbe già un passo avanti verso l'utopistico obiettivo di moralizzare gli stadi. A fare da apripista sono state Roma e Lazio ma, manco a pensarlo, l'esempio non è servito a nulla. E adesso tocca a Milano. Dopo la squalifica della curva Nord dei nerazzurri, comminata in seguito agli insulti nei confronti di Pogba e Asamoha nella gara contro la Juventus, è la volta del Milan, accusato testualmente di ‘razzismo territoriale' nei confronti dei tifosi del Napoli. Minimizzare il problema sarebbe irresponsabile ma dobbiamo ammettere che la catalogazione delle sfumature sfiora il grottesco. E così, l'Inter sarà orfana dei suoi ultras giovedì sera, nel posticipo infrasettimanale contro la Fiorentina, e il Milan dovrà rinunciare al supporto della Sud sabato sera, contro la Sampdoria. Ma non dovrà fare a meno solo dei suoi tifosi. A proposito di ‘facce cattive', non è proprio piaciuta all'arbitro Banti quella minacciosa di Balotelli. Referto pesantissimo e conseguente entità della squalifica: tre giornate di stop. La società farà ricorso per una riduzione ma le reiterate proteste al fischio finale di Milan-Napoli sono costate care al focoso attaccante rossonero, che proprio non riesce a fare pace con le proprie intemperanze. Chissà chi imparerà per primo la lezione: Mario o i tifosi?

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