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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2013 alle ore 06:53.

Incongruenze e mezze verità. Dietro l'interrogatorio di Silvio Berlusconi davanti ai pm di Bari, nell'inchiesta in cui è indagato, ci sono molti aspetti che non tornano secondo gli inquirenti. Il Cavaliere è indagato, in concorso con Valter Lavitola, per aver indotto Gianpaolo Tarantini a fornire false dichiarazioni ai magistrati nell'inchiesta escort. È uno tra fronti giudiziari più temuti dall'ex premier per gli esiti che si possono produrre. Soprattutto se fosse dichiarata la sua decadenza da parlamentare. Tra le carte, da una parte, c'è l'audizione dell'ex presidente del consiglio, svolta lo scorso 17 maggio, e dall'altra un'accurata informativa del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari. L'atto, depositato il 22 marzo del 2012, dimostra ed evidenzia «episodi di mendacio e reticenza a cui Tarantini» sarebbe stato «indotto nel rendere dichiarazioni a codesta autorità giudiziaria».
Tuttavia è utile anche a dimostrare incongruenze nella versione dei fatti del presidente del Popolo della Libertà. Secondo il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, Berlusconi «sapeva che le donne» condotte nelle sue residenze dal faccendiere pugliese erano «escort» e per questo avrebbe comprato il silenzio di Gianpi con dazioni di denaro per 5mila euro al mese oltre a un assegno da 500mila euro. Comparando l'interrogatorio dell'ex premier e l'informativa della Gdf, però, emergono importanti discrepanze anche nei presunti accordi per stringere rapporti con Protezione civile e Finmeccanica. C'è da dire che questo filone non avrebbe portato la Procura di Bari a formulare alcuna accusa. Lo stesso procuratore Drago sostiene che «il discorso Finmeccanica non interessa, ma neanche agli altri pm di Bari il discorso Finmeccanica interessa perché non si è mai concretizzato fino a qualsiasi attività lecita o illecita che sia, non è mai diventato concreto».
Tuttavia emerge che in più punti del suo interrogatorio Berlusconi non ha fornito tutti gli elementi. È il caso della «partecipazione al capitale della Sel proc scarl, società all'epoca in fase di costituzione, partecipata al 70% da Selex sistemi integrati spa e al 30% da Seicos spa». L' obiettivo era di far entrare nel progetto l'imprenditore di Noci, Enrico Intini, amministratore dell'Intini group. Così Tarantini chiede un incontro con Guido Bertolaso a Berlusconi. «Senti sono in macchina con il sottosegretario Bertolaso» dice al telefono l'ex premier a Gianpi. I due, così, fissano un appuntamento e il giorno seguente Tarantini chiama Berlusconi: «Volevo augurarle buon viaggio e la volevo ringraziare». «Sì…quand'è che lo vedi?» risponde Berlusconi. «Oggi alle tre». «Va bene – si raccomanda l'ex presidente del Consiglio – sii prudente…ecco lui ha in mano i tuoi depliant che…i tuoi che mi hai dato». Tutta la vicenda, però, Berlusconi la liquida come una sorta di atto dovuto in quanto «data la posizione anche di presidente di un partito (…) non puoi esimerti». L'ex premier, dunque, non ricorda la raccomandazione «sii prudente» affermando che «feci questa presentazione a Bertolaso e che successivamente quando venne fuori qualcosa sui giornali in relazione a questo fatto, domandai a Bertolaso se qualcosa era scaturito da quell'incontro e lui mi disse "no, non è scaturito assolutamente nulla"».