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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2013 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 24 dicembre 2013 alle ore 09:43.

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Spuntano nuove ambiguità e contraddizioni delle autorità del Kazakistan sul caso Shalabayeva. Ci sarebbe una notizia manipolata e «ambigua» pubblicata il 5 giugno scorso sul sito del ministero degli Esteri del Kazakistan: «Il rimpatrio» di Alma Shalabayeva e della figlia di 6 anni «non è stato eseguito a richiesta delle autorità kazake. Si è trattato di un'espulsione non di un'estradizione». Un'informazione «falsa» secondo la denuncia di Madina, la figlia della donna e del dissidente Muhktar Ablyazov, che svelerebbe il «tentativo, da parte delle autorità kazake, di nascondere quanto realmente accaduto».

E cioè che, a fine maggio scorso, il Kazakistan aveva in realtà trasmesso una richiesta di espatrio: «In caso sia accertata l'irregolarità del soggiorno di Shalabayeva Alma in Italia, chiediamo alle vostre autorità competenti di espellerla in Kazakistan». È uno dei particolari che emergono dalle 31 pagine di denuncia con cui Madina, difesa dal professor Astolfo Di Amato, ha chiesto di indagare e processare tre diplomatici kazaki e funzionari da identificare del ministero dell'Interno. Al momento nel registro degli indagati del sostituto procuratore di Roma, Eugenio Albamonte, risultano l'ambasciatore del Kazakistan in Italia, Andrian Yelemessov, il consigliere per gli affari politici, Nurlan Khassen, e l'addetto agli affari consolari, Yerzhan Yessirkepov.

Nei loro confronti è ipotizzato il reato di sequestro aggravato di persona e ricettazione, in merito alla fototessera della sorella minore di sei anni che sarebbe stata passata illecitamente dalla Questura di Roma – che ha sempre rivendicato l'assoluta correttezza del suo operato – a funzionari kazaki per preparare la richiesta di espulsione. Secondo la denuncia «il tentativo, da parte del ministero degli Esteri del Kazakistan, di nascondere quanto realmente accaduto» con la pubblicazione della notizia del 5 giugno scorso «è una ammissione dell'illiceità della condotta tenuta». Madina, poi, entra nel merito della richiesta di espulsione: «Deve essere evidenziato che mia madre non era né è mai stata soggetta a qualsiasi tipo di arresto in forza di un qualsiasi mandato, in alcun paese, circostanza che rende la richiesta dal Kazakistan completamente priva di fondamento e illegale».

Poi aggiunge un altro particolare: «È opportuno segnalare un ulteriore dato di fatto circa l'operato degli agenti diplomatici kazaki in quei giorni. Costoro hanno intenzionalmente taciuto la circostanza, di grande rilevanza, che mia madre era divenuta improvvisamente oggetto di un'indagine penale nel paese di origine, che era stata formalmente aperta il 30 maggio 2013, il giorno dopo che la stessa era stata trovata e fermata a Roma». Secondo la figlia del dissidente kozako «il silenzio serbato» sull'improvviso procedimento penale a carico della madre «connota la condotta dei diplomatici come ulteriormente illecita» in quanto, conclude, «ha avuto pesanti riflessi sulle garanzie processuali di cui avrebbe dovuto godere mia madre e che sono state, per la preordinata opera degli agenti diplomatici, negate».

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