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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2013 alle ore 08:20.

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ROMA
«Con tutti i sacrifici che hanno fatto gli italiani in questi ultimi due-tre anni in termini di tasse e altro mettere a repentaglio tutto oggi mi sembra folle». È netto il commento di Giorgio Squinzi sullo scenario di una crisi politica. Il presidente di Confindustria si è appellato al buon senso delle forze politiche, prendendo come punto di riferimento la «saggezza» del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ed ha insistito sulla necessità di affrontare i «problemi veri» dell'economia e del paese.
Il numero uno di Confindustria ha parlato ieri pomeriggio all'assemblea di Unindustria Forlì-Cesena, poco prima che a Roma si tenesse il Consiglio dei ministri. «Spero che prevalga il buon senso, le cose sono talmente confuse che è inutile auspicare o fare altre considerazioni», ha detto Squinzi rispondendo alle domande dei giornalisti se fosse auspicabile, in caso di crisi, tornare al voto o cercare una nuova maggioranza parlamentare. Per il presidente di Confindustria «va sicuramente ascoltato» Napolitano, che Squinzi considera «una figura ferma, dal punto di vista istituzionale». Serve una «stabilità politica, responsabilità e buon senso da parte di chi ci governa. Noi imprenditori siamo pronti a giocare il nostro ruolo». Parole preoccupate, di fronte al precipitare della situazione politica. Talmente grave che nel primo pomeriggio si sono mosse tutte le associazioni imprenditoriali, con una posizione comune a favore della stabilità e di azioni incisive del governo per reagire alla crisi e agganciare la ripresa.
«Una crisi di governo sarebbe un gravissimo danno per l'Italia e rischierebbe di far ripiombare il nostro paese in una spirale negativa, con conseguenze pesanti per imprese e famiglie», è scritto nel testo messo a punto da Abi, Alleanza delle coop, Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia. Tutte le organizzazioni imprenditoriali hanno espresso «grande preoccupazione per i rischi che si profilano sulla stablità di governo, che resta la prima e più importante condizione per agganciare la ripresa, rilanciare la crescita, e non vanificare i primi segnali positivi che si intravedono». Ed hanno insistito sulla necessità di un governo che «sia in condizioni di assicurare compiti e funzioni fondamentali legati al varo imminente del disegno di legge di stabilità e altri provvedimenti necessari per valorizzare le potenzialità di ripresa e assicurare la tenuta dei conti pubblici», convinti che «il governo debba accelerare e intensificare le decisioni e le azioni per recuperare rapidamente competitività».
Bisogna concentrarsi sull'economia reale, ha incalzato Squinzi, parlando agli imprenditori di Forlì e Cesena, che ha tagliato corto sulle polemiche legate al caso Barilla: «È folklore, non sono questi i problemi veri». Bisogna affrontare invece «il pagamento dei debiti della Pa, un intervento deciso sul cuneo fiscale, una riforma politico istituzionale del paese per semplificare tutto, avere una nuova legge elettorale», convinto che lo slittamento dell'aumento dell'Iva non sia una priorità. Bisogna rimettere al centro il manifatturiero, settore in grado di creare riccheza e occupazione.
«Molto bene» quindi per Squinzi l'accordo raggiunto al ministero dello Sviluppo per gli stabilimenti siderurgici Riva, «è molto positivo perché dalla prossima settimana possono ripartire gli impianti».
In tutti i temi dell'economia «è necessario un intervento più incisivo a sostegno delle imprese. Il governo – ha aggiunto – finora ha dato segnali di attenzione, i passi fatti sono nella direzione giusta, ma sono timidi e non con la sufficiente velocità. Ci attendiamo una accelerazione netta per provvedimenti che sono assolutamente necessari».
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