Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2013 alle ore 08:55.

My24

ROMA
«Vincere alle prossime elezioni non sarà una passeggiata. Dobbiamo prepararci bene, mettendo da parte i particolarismi e concentrandoci sull'interesse generale: perché o vinciamo o il Paese ne pagherà le conseguenze». Guglielmo Epifani, a fine giornata, già parla di elezioni e invita i democratici a restare uniti. Il dado è tratto per il Pd, che al di là dei calcoli, dei timori o dei desideri incrociati si trova di fatto trascinato verso elezioni anticipate. E per una volta, almeno in queste ore, il Pd è davvero compatto. Si attendono gli eventi. E soprattutto si attendono le decisioni di Enrico Letta, che in caso di ormai certa fine del suo governo è virtualmente in campo per contendere la guida del partito e del centrosinistra a Matteo Renzi. Da parte sua il sindaco di Firenze si tiene in costante contatto con i suoi a Roma ma non fa dichiarazioni. Anche per non fornire pretesti alle accuse degli avversari interni: deve essere chiaro, ripete Renzi, che la colpa della fine del governo Letta è tutta del Pdl e di Silvio Berlusconi.
Le dimissioni dei ministri sono «un'ulteriore azione di sfascio», dice intanto Epifani da Napoli, dove ieri ha partecipato a un'iniziativa del partito: «Speravo non si arrivasse a un livello di irresponsabilità così alto. Con una crisi fatta in questo modo è il Paese a farne le spese. Quella che si apre è una crisi al buio». Una cosa è certa: il Pd, in questo in piena sintonia con il Capo dello Stato e con lo stesso Letta, farà di tutto per non tornare alle urne con il Porcellum. Che significherebbe nuova ingovernabilità. Dunque occorre un governo di scopo che approvi la legge di stabilità e riformi il Porcellum, in Parlamento, con chi ci sta. Tradotto, elezioni non prima di febbraio.
E allora, che si fa con il congresso già convocato per l'8 dicembre? La presentazione delle candidature scade l'11 ottobre. Due sono le possibili soluzioni: la prima, caldeggiata e non da ora dai bersaniani che fin dall'inizio hanno scommesso sulla breve vita del governo delle larghe intese, è quella di "congelare" il congresso lasciando al suo posto Epifani per concentrarsi sulle primarie per la scelta del candidato premier. Ed è proprio la soluzione che a Renzi non sta bene. Il sindaco di Firenze ha infatti scelto di candidarsi alla guida del partito proprio per non rischiare la fine di Romano Prodi, premier debole perché senza partito. La seconda soluzione passa per una scelta che nei prossimi giorni dovrà compiere il premier: fonti a lui vicine ripetono infatti che Letta sta pensando, una volta finita la sua esperienza di governo, di candidarsi direttamente al congresso. Statuto alla mano, formalmente le figure di segretario e premier coincidono. E il Pd si troverebbe ad affrontare subito e direttamente, e in modo democratico, la vera sfida finora rimasta sotterranea: quella tra i due giovani leader Letta e Renzi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi