Spread e crisi politiche, la storia dal 2000 a oggi
Berlusconi costringe alle dimissioni i ministri Pdl per far quadrato contro la sua condanna definitiva per evasione fiscale. Uno strappo che sconvolge il quadro istituzionale. E che rischia di vanificare quanto fatto in questi mesi per rassicurare i mercati sulla stabilità dell'Italia
di Riccardo Barlaam
1. Governo D'Alema II (24 aprile 2000)
Il 17 aprile 2000 il centrodestra vince le elezioni regionali. I leader del Polo delle Libertà e della Lega Nord chiedono un passo indietro al governo D'Alema. Gianfranco Fini: «Se D'Alema avesse un minimo di decoro istituzionale, rassegnerebbe oggi stesso le dimissioni, perché dal voto delle regionali esce seccamente sconfitto». Qualche giorno dopo il presidente del Consiglio si reca al Quirinale per presentare le dimissioni al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Il 24 aprile 2000, ultimo giorno del 55esimo governo della Repubblica italiana, il cosiddetto D'Alema II, lo spread tra BTp e Bund tedeschi decennali è a 27,8.
L'esperienza del premier D'Alema, con due diversi esecutivi, era nata nel 1998 dopo la caduta di Romano Prodi che aveva vinto le elezioni politiche del 1996 alla guida del centrosinistra per la XIII legislatura. Anni dopo, al fido Peppino Caldarola, D'Alema confida una sorta di pentimento per quella scelta: «Ho sbagliato, dice D'Alema, a prendere, nel 1998, la guida del governo, dopo la caduta di Romano Prodi avrei dovuto resistere a tante pressioni, battermi fino in fondo perché a Palazzo Chigi, nonostante la fiera opposizione di Francesco Cossiga, andasse Carlo Azeglio Ciampi, e restare segretario dell'allora Pds». Da quell'esperienza a capo del governo, in un certo senso profittando della caduta di Prodi, D'Alema ha costruito l'immagine di eminenza grigia che non si è più tolta di dosso. «Da allora - assicura nel libro-intervista a Caldarola - mi è rimasto incollato il cliché del politico intrigante e manovriero, complottatore e dedito all'inciucio».
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