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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2013 alle ore 08:17.

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Il Monte Everest (Afp)Il Monte Everest (Afp)

KATMANDU - Nello smog insopportabile e tra le discariche a cielo aperto di Katmandu (4 milioni di persone assiepate in una città disordinata) si ha solo voglia di partire il più presto possibile per la valle del Kumbu. Respirare finalmente un po' di aria pulita e cominciare quel viaggio a piedi che racconterò nei prossimi giorni fino alla Piramide del campo base dell'Everest, il laboratorio scientifico aperto tutto l'anno (anche d'inverno) ad oltre 5000 metri di altezza voluto da Ardito Desio, padre della spedizione e della conquista del K2, ed operativo da 25 anni sotto le insegne del comitato Everest K2 Cnr presieduto da Agostino Da Polenza.

Quest'anno si festeggia il "giubileo di diamante" ossia i 60 anni dalla conquista dell'Everest da parte di Edmund Hillary e dello sherpa Tenzing Norgay. Gli inglesi che all'epoca, nel '53, vendettero al mondo la supremazia della corona britannica anche nelle conquiste sportive quest'anno hanno celebrato in tono minore la conquista della montagna più alta del mondo. Semmai sta rinascendo un certo interesse verso le primissime spedizioni inglesi di inizio secolo alimentato anche dalla proiezione di un vecchio filmato degli anni '20 della spedizione sfortunata e misteriosa di Mallory ed Irvine. L'Italia festeggia invece i suoi 40 anni di Everest perché nel '73 un imprenditore e alpinista del calibro di Guido Monzino (erede della famiglia milanese fondatrice della Standa) spese energie e passione per un'impresa realizzata con il contributo determinante dello Stato maggiore della Difesa, con numerosi C130 dell'Areonautica militare per trasportare tutto il materiale al campo base e che vide i primissimi decolli e voli degli elicotteri italiani Westland Agusta a quote inimmaginabili fino ad allora, oltre 6000 metri. Ci fu, raccontano i più vecchi, anche qualche ruggine con Sir Edmund Hillary che aveva avanzato il sospetto che gli alpinisti fossero troppo aiutati nella loro impresa. In realtà gli scalatori italiani e gli sherpa raggiunsero la cima con le stesse difficoltà di Hillary e piantarono anche loro la bandiera italiana sul tetto del mondo. Oggi, quarant'anni dopo, il comitato EvK2 Cnr rinnova la passione di allora ma con un progetto tutto destinato alla sostenibilità ambientale e alla ricerca scientifica sul clima e la geofisca all'insegna della cooperazione con il Nast, ossia il Cnr nepalese dove ieri il priofessor Paolo Cerretelli, luminare della fisiologia in alta quota ha tenuto una lezione ai ricercatori nepalesi.

Ma Agostino Da Polenza ha voluto far coincidere le celebrazioni del 60° della prima salita e del 40° della spedizione italiana con la sostituzione dei pannelli solari che danno l'energia necessaria alle attività della Piramide. Il consorzio batterie esauste Cobat sta, da alcuni giorni, trasportando a dorso di yak i nuovi pannelli che verranno sostituiti con quelli vecchi ancora in funzione ma con capacità ridotta e che saranno utilizzati nei villaggi più in basso come Namche Bazar. Il trekking da Lukla verso il campo base dell'Everest doveva cominciare oggi 30 settembre ma il cattivo tempo sulla rotta verso la valle del Kumbu ha consigliato i piloti nepalesi (che sono costretti a volare a vista) a rimandare tutti i voli per domani. Per oggi ci si può solo consolare con la pizza di Annamria Forgione un'italiana intraprendente nata a Napoli nel '51 vissuta in Venezuela dove il padre era immigrato e poi a Londra dove si è sposata e ha avuto cinque figli. Venticinque anni fa il marito inglese è venuto ad insegnare in Nepal e lei l'ha seguito. Da oltre venti anni guida la pizzeria "Fire and Iced" punto di ritrovo obbligato per tutti i trekkinisti in attesa di partire verso le valli più alte o per quelli che fanno rientro a Katmandu.

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