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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2013 alle ore 08:09.

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Castelletto (Fotogramma)Castelletto (Fotogramma)

Era la grandiosa residenza di campagna dell'Imperatore Domiziano che si estendeva attorno al lago di Albano. Questo – in origine – era Castel Gandolfo.
Rapido salto nella storia: nel 1596 Papa Clemente VIII con la Bolla dei Baroni prese possesso del castello, togliendolo ai Savelli che l'avevano presa ai Gandolfi (da cui il nome). Quel Papa, nel 1604 lo dichiarò «patrimonio inalienabile della Santa Sede».

Quell'immensa proprietà ha vissuto di alterne visite da parte dei papi. C'è chi ha desiderato passarci estati di serenità, studio e preghiera e c'è invece chi ha preferito altre mete o restare in Vaticano. Papa Francesco, quest'anno, non si è fatto vedere all'insegna di un'austerity che ha fatto felice molti ma non certo gli abitanti di questa splendida cittadina a pochi chilometri da Roma.
Accanto a queste proprietà ecclesiastiche, in epoca a noi più recente, altre proprietà, di diversa matrice, hanno portato Castel Gandolfo agli onori della cronaca (nera).
Qui, infatti, si trova il cosiddetto "Castelletto", su tre piani, con un'estensione di circa 450 metri quadrati. Svetta la torre con una splendida vista sul lago ed un grande parco annesso. Questa proprietà era intestata a una società riconducibile a Enrico Nicoletti, ex tesoriere della banda della Magliana, che seminò morte e terrore a Roma (e non solo) negli anni Settanta e Ottanta.

Lo Stato l'ha confiscata. Nell'ottobre 2012 l'ha assegnato al Comune e il 9 giugno di quest'anno è stato inaugurata alla presenza degli scout e di Libera, l'associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti.
Il 12 giugno, però, un religioso, nei pressi di un convento, ha trovato una busta indirizzata al sindaco di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi, con un proiettile calibro 22 e un messaggio con la scritta: «I saluti della Magliana».
«Non mi faccio intimidire, anzi vuol dire che sono sulla strada giusta - ha commentato Monachesi - Potrebbe trattarsi di un'intimidazione politica, visto che a qualcuno dà fastidio la mia politica della trasparenza. Del Castelletto vogliamo farne un luogo di formazione per i giovani o una casa famiglia. Abbiamo già presentato il progetto alla Regione».

Due giorni dopo, sul sito del Comune, è apparso un comunicato stampa in linea con lo stile di questo sindaco che non rinuncia alle sue abitudini di donna impegnata, con rigore, nell'amministrazione della cosa pubblica.
«Desidero pubblicamente ringraziare quanti, con messaggi privati o dichiarazioni pubbliche, mi hanno espresso solidarietà per il gravissimo atto intimidatorio da me subito – si legge nel comunicato stampa – e voglio ringraziare i tanti cittadini, le associazioni e i rappresentanti delle istituzioni e in particolare i colleghi sindaci del territorio, il sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il segretario regionale del Pd Enrico Gasbarra che, impegnati nella medesima battaglia per la legalità, hanno pronunciato parole di condanna per il vile gesto e offerto sostegno all'operato dell'amministrazione Comunale di Castel Gandolfo.

Anche se non temo per la mia persona, ritengo la minaccia subita molto grave per quello che vuole rappresentare: il tentativo di imporre il "proprio potere" quando i propri interessi non rientrano nella legalità.
Sono certa che le Forze dell'ordine faranno presto luce sulla vicenda e colgo l'occasione per ringraziarle per il loro prezioso lavoro quotidiano.
Questo episodio, piuttosto che spaventarmi, mi fornisce nuovo stimolo per proseguire nell'azione intrapresa».
Più chiaro di cosi.

r.galullo@ilsole24ore.com

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