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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2013 alle ore 15:06.

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Pirati somali, quasi azzerate le scorribande nell'Oceano Indiano

Dove sono finiti i pirati somali? Dopo aver terrorizzato gli armatori di mezzo mondo sequestrando oltre un centinaio di navi e averne attaccate un migliaio le bande di filibustieri arroccati nello "tortughe" disseminate lungo le coste somale sembrano scomparse, o meglio, non sono più in grado di effettuare con successo le loro scorribande.

Gli ultimi dati che fotografano il crollo verticale delle attività piratesche somale, lo ha fornito il capitano di Fregata Marco Antoniazzi, comandante della fregata italiana Zeffiro che sta rientrando a La Spezia dopo quasi sei mesi trascorsi nell'Oceano Indiano come componente nazionale della flotta internazionale anti pirateria percorrendo 23 mila miglia in 2060 ore di navigazione e 124 ore di volo dei due elicotteri imbarcati. «Dall'inizio dell'anno – ha detto Antoniazzi all'agenzia Adnkronos - gli attacchi sono stati soltanto 3 e nessuno di questi è andato a buon fine. Nel 2011 erano stati 176 e 35 nel 2012». Risultati che sono il frutto «della combinazione di più fattori tra cui sicuramente la costante presenza delle navi militari e l'impegno della comunità internazionale a contrastare questo fenomeno», ha sottolineato il comandante di nave Zeffiro che tra pochi giorni verrà avvicendata nelle acque dell'Oceano Indiano dalla gemella Libeccio.

I dati resi noti dall'International Maritime Bureau circa le attività dei pirati somali quest'anno riferiscono di quattro attacchi tra gennaio e maggio contro navi che sono riuscite a respingere gli aggressori grazie al fuoco delle guardie armate presenti a bordo. Proprio la presenza di guardie o militari sui mercantili sembra aver fatto la differenza. Le flotte internazionali sono infatti in grado di scortare convogli nel Golfo di Aden e pattugliare ampie aree marittime ma non sarebbero mai in condizioni di proteggere ogni singolo mercantile, compito che invece i team di sicurezza (presenti ormai su oltre il 60 per cento dei mercantili) svolgono in modo capillare e a prezzi certo competitivi rispetto all'impiego di navi da guerra. Basti pensare che una squadra di 4 contractors armati costa in media all'armatore 2000/2.500 euro al giorno contro i circa 60 mila di costo di esercizio giornaliero di una fregata. I pirati del resto, pur muovendosi su barchini veloci, si trovano esposti al fuoco delle guardie che sparano in posizione avvantaggiata dalle alte murate dei mercantili. Per questo in genere i criminali desistono dagli arrembaggi al primo accenno di reazione armata anche se alcune fonti riferiscono di vere e proprie battaglie navali in cui i pirati avrebbero subito severe perdite.

Flotte militari internazionali, guardie armate, cittadelle blindate per gli equipaggi costruite sui mercantili e l'impiego di cargo più veloci in grado di "seminare" i barchini dei pirati hanno reso marginale l'impatto della pirateria somala anche se si potrebbe trattare di «progressi fragili e reversibili», come ha detto Jon Huggins, direttore dell'organizzazione non governativa statunitense Oceans Beyond Piracy. Il rischio secondo Huggins è che Nato e Unione Europea non rinnovino le missioni navali in scadenza nel 2014 o che il venir meno della minaccia induca molti armatori a rinunciare alle guardie armate per ragioni di costo favorendo così la ripresa della pirateria somala. Un'attività criminale che secondo le stime rese note dallo studio The Welfare Cost of Lawlessness: Evidence from Somali Piracy dal 2008 ha incassato in media 120 milioni di dollari annui dai riscatti provocando costi agli armatori e agli Stati compresi tra 900 milioni e 3,3 miliardi annui.

La sicurezza delle acque del Corno d'Africa dipenderà anche dal rafforzamento delle capacità di controllo delle coste da poarte del governo di Mogadiscio, rafforzatosi dopo l'intervento delle forze pan africane che ha permesso di sconfiggere i miliziani qaedisti Shabaab e la conferma di ingenti aiuti finanziari internazionali. In agosto il governo somalo ha firmato un contratto con una impresa privata olandese Atlantic Marine and Offshore Group per la costituzione di un corpo di guardiacoste per combattere la pirateria e rafforzare il controllo sulle acque territoriali e le loro risorse. Secondo un comunicato della presidenza somala la società dovrà fornire "organizzazione, mezzi e servizi" il che significa imbarcazioni, strumentazione e addestramento per i marinai somali. L'iniziativa, già contestata dalla regione autonoma settentrionale del Somaliland, verrà finanziata dalla comunità internazionale.

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