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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 20:00.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2013 alle ore 17:58.

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Dal labiale di Letta allo show di Scilipoti, dietro le quinte della fiducia

Anche questo è fiducia. Il labiale immortalato dalle telecamere di Palazzo Madama, quel «grande» pronunciato da Enrico Letta nel momento in cui capisce che Silvio Berlusconi sta per fare dietrofront e annunciare il sì del Pdl alla fiducia. Un fotogramma che racconta una giornata vissuta all'insegna di colpi di scena, nervi tesi, interventi al fulmicotone e aggressione verbali (l'ex senatrice di M5s, ora al gruppo misto, che ha annunciato il suo sì alla fiducia ne sa qualcosa).

Passano i minuti, le ore. La tensione però non diminuisce, lo sconforto nelle file dei berlusconiani nemmeno. Tardo pomeriggio. Camera dei deputati. Da qualche minuto Letta ha posto anche qui la questione di fiducia. È il momento delle dichiarazioni di voto. Interviene Renato Brunetta. Sottolinea che «non è stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a volere le larghe intese ma Silvio Berlusconi». Il vicepremier Angelino Alfano, "diversamente berlusconiano" per dirla con le sue parole, è seduto ai banchi del governo al fianco del premier. Accenna un timido batter di mani. Tre volte. Dopodiché si volge verso Letta, quasi a volergli spiegare il perchè di quel gesto.

In tarda mattinata, tuttavia, si è raggiunto il clou. Sono i momenti, concitati, che seguono la "resa" di Berlusconi al Senato. La pressione si taglia con il coltello. L'ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, senatore del Pdl, molto legato a Berlusconi, sbotta, si toglie bruscamente l'auricolare e lascia indispettito la diretta di Sky Tg24: «Se volete prendere in giro, fatelo con qualcun altro...».

Il frondista dissidente Carlo Giovanardi viene intercettato dai giornalisti poco prima di entrare a palazzo Madama. Non gradisce. Alla domanda su quali siano i criteri che lo spingono a dare per certo il voto pro Letta di circa 40 tra deputati e senatori del Pdl, si inalbera e risponde stizzito: «Basta vedere le loro dichiarazioni pubbliche e fare la conta, quando parlo con i giornalisti penso di avere davanti delle persone intelligenti».

Tocca al senatore Domenico Scilipoti. Incomincia, durante la riunione del Pdl, a dire che é necessario «bastonare i traditori». Poi in Aula, proprio mentre il premier Enrico Letta sta replicando sulla richiesta di fiducia al Governo, il senatore ex Idv passato - attraverso i Responsabili - con il Pdl si alza in piedi e comincia a inveire contro il presidente del Consiglio. Viene subito ripreso dal presidente Grasso, che tenta di zittirlo: «Lei non ha la parola, senatore Scilipoti». Lui tira dritto e prosegue a parlare. In tutto questo Letta continua nel suo discorso senza dar peso alle parole di Scilipoti. Fino a quando Grasso alza il tono della voce: «Vedo che ha voluto ritagliarsi uno spazio nella diretta televisiva - afferma - ma adesso torno a chiederle di fermarsi». Scilipoti continua a parlare ancora per qualche secondo, poi smette e torna a sedersi al suo posto, tra urla e confusione generale.

Ma la discussione in Aula a palazzo Madama riserva anche altri momenti ad alta tensione. Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi aggredisce verbalmente Mario Mauro: vergogna, ci sei riuscito, Berlusconi cade per colpa tua e del tuo piano di un anno fa. L'ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti, in un clima sempre più da rissa, esce e se ne va: «Ho già votato contro il Governo Letta. Non ho ragioni per cambiare idea - continua -, perciò non parteciperò al voto. Però ho ragioni per considerare quanto sta accadendo tragicomico. Più comico che tragico, temo». O forse entrambe le cose.

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