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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 11:12.

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Le aperture market friendly del premier

E' un discorso "market friendly" quello rivolto dal premier Letta ai senatori, agli italiani e anche ai mercati, al popolo di chi investe in Italia e sull'Italia.

Il programma proposto da Letta piace ai mercati perchè mira al medio periodo - almeno 12 mesi o comunque fino al termine della presidenza italiana del semestre europeo luglio-dicembre 2014 -, che promette la riforma elettorale prima del ritorno alle urne per scongiurare "l'ingovernabilità", che conferma il rigore nella gestione dei conti pubblici e al tempo stesso rafforza l'impegno per le riforme strutturali a favore della crescita. Solo sfiorato, marginalmente affrontato da Letta, invece, il nodo della riforma del mercato del lavoro che per i mercati resta un passaggio cruciale e indispensabile per il recupero della competitività e della produttività.
E' stata comunque musica per le orecchie dei mercati, e dei partners europei, la promessa di Letta di "non andare 1 millimetro indietro" nel risanamento dei conti pubblici: per i mercati e per Bruxelles è cruciale un'Italia che non devi dal cammino del deficit/Pil sotto il 3%, dal raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale, dalla riduzione del debito pubblico anche con dismissioni e privatizzazioni. Tutti obiettivi, questi, confermati a chiare lettere da Letta.

Il fatto poi che Letta miri alla riduzione del carico fiscale per i cittadini, lavoratori e per le imprese, per rilanciare la crescita con più consumi e più investimenti, per i mercati è accettato di buon grado purchè non sia fatto a danno dei conti pubblici. E in questo Letta è stato rassicurante: le risorse per abbattere le tasse saranno trovate riducendo la spesa pubblica e rinvigorendo la lotta all'evasione fiscale: quello che per i mercati è un percorso obbligato.

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