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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 12:42.

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La procura di Napoli chiede 4 anni per l'ex capo della Mobile Pisani

La Procura antimafia di Napoli chiude una delle inchieste più bollenti della recente storia giudiziaria partenopea con una richiesta di condanna a quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici nei confronti di Vittorio Pisani, l'ex capo della Squadra mobile del capoluogo campano. L'accusa è di aver rivelato al ristoratore Marco Iorio, sospettato a sua volta di aver riciclato i soldi della camorra per aprire una importante catena di pizzerie, notizie su un'indagine a suo carico per riciclaggio.

La requisitoria del pm della Dda partenopea Sergio Amato, titolare del fascicolo insieme alla collega Enrica Parascandolo, è stata particolarmente dura ed è arrivata al termine di un dibattimento in cui non sono mancati anche momenti di tensione tra accusa e difesa. Rivolgendosi ai giudici, il sostituto procuratore ha chiesto di non assumere nei confronti dell'imputato un atteggiamento "fideistico", probabilmente riferendosi alle testimonianze di stima rivolte a Pisani dai più alti rappresentanti del ministero dell'Interno e della polizia di Stato, a cominciare dall'ex capo della polizia Antonio Manganelli, che lo hanno descritto come un investigatore integerrimo e fedele alla legge, ma di ragionare e decidere sulla base delle carte giudiziarie. Carte giudiziarie che, nella visione della pubblica accusa, dimostrerebbero la responsabilità dell'ex capo della Mobile nel fornire all'indagato Marco Iorio informazioni sensibili e top-secret che avrebbero rischiato di compromettere il lavoro giudiziario.

L'affondo del magistrato inquirente arriva un po' a sorpresa, rispetto all'entità della pena invocata, dopo ben due archiviazioni che il gup ha disposto per Pisani per altre due diverse accuse: ovvero, corruzione e favoreggiamento personale. In questo caso, la ricostruzione della Dda è partita dai verbali del pentito Salvatore Lo Russo, ex padrino del quartiere napoletano di Miano. Un tempo, Lo Russo (soprannominato all'anagrafe di camorra con il poco edificante nickname di "capitone") era il confidente di Pisani, colui che riusciva a offrirgli spunti e dritte investigative per ricostruire scenari criminali e addirittura risolvere omicidi in virtù del suo inserimento ai piani alti della Cupola camorrista. In seguito alla decisione di collaborare con la giustizia, però, è cambiato radicalmente lo scenario; e Lo Russo ha deciso di rivelare ai pm di aver allungato robuste mazzette al super-poliziotto in cambio di un sostanziale azzeramento dell'attività investigativa nei confronti del suo gruppo delinquenziale. In pratica, in cambio di 200mila euro o poco più, Pisani avrebbe assicurato impunità e affari al clan Lo Russo. Contestazioni gravissime che, però, non hanno retto alla prova dei fatti. Le pur millimetriche indagini a tappeto condotte dalla Dda e dal centro Dia di Napoli non hanno portato ad alcun risultato giudiziario.

Per questo, il giudice ha dovuto chiudere il procedimento sconfessando, di fatto, le ricostruzioni del pentito Lo Russo e indebolendo, di conseguenza, anche l'architrave del processo principale in cui l'ex capo della Mobile è imputato di rivelazione di segreto e favoreggiamento a favore di Iorio. Nella fase preliminare delle indagini, Pisani venne colpito anche da una misura cautelare (divieto di dimora a Napoli) che non gli ha impedito, comunque, di portare a termine una delle più brillanti operazione di polizia giudiziaria degli ultimi anni, ovvero la cattura di Michele Zagaria, il gran capo del cartello imprenditoriale dei Casalesi, scovato in un bunker sotterraneo in una villetta alla periferia di Casapesenna. Le immagini di fotografi e video reporter del blitz lo immortalano, all'uscita dalla Questura di Caserta, mentre affianca l'ex primula rossa tra l'acclamazione dei suoi uomini. Zagaria era ricercato da quindici anni perché considerato, dopo gli arresti di Schiavone e di Bidognetti, l'ultimo esponente in libertà del cartello criminale della provincia di Caserta.

La prossima udienza sarà riservata alle arringhe della difesa e, se il pm non chiederà di replicare a sua volta, i giudici si ritireranno in camera di consiglio. La sentenza potrebbe arrivare già a metà novembre.

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