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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2013 alle ore 15:11.

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Dagli scissionisti ai pontieri, le nuove correnti  del Pdl

La scissione o "quasi-scissione" interna al Pdl ha, in pochi giorni, cambiato il volto del partito e rimescolato anime e correnti. Ecco la nuova mappa degli schieramenti.

Scissionisti
Sono coloro i quali hanno fatto da avanguardia nelle ore in cui si consumava lo strappo nel Pdl. Il capofila è sicuramente Fabrizio Cicchitto, che già all'assemblea dei gruppi parlamentari del partito martedì sera aveva chiesto a Berlusconi la possibilità di aprire un dibattito sull'eventualità di votare la fiducia al Governo Letta. E sempre Cicchitto (ex berlusconiano di ferro, ed ex capogruppo alla Camera nella scorsa legislatura) è tra i più accaniti sostenitori della necessità di formare nuovi gruppi alla Camera e al Senato, tanto che ieri a Montecitorio ha chiesto di fare sue dichiarizioni di voto (distinte da quelle di Brunetta) in nome di un nuovo costituendo gruppo. Qui si può collocare senza dubbio anche Roberto Formigoni, ciellino ed ex governatore della Lombardia, che ieri ha raccolto le firme dei senatori disponibili ad entrare nel nuovo gruppo scissionista del Pdl. Alla lista si può inoltre aggiungere Carlo Giovanardi, anch'egli tra i primi a prendere le distanze dalla prima linea berlusconiana sulla fiducia: adesso l'ex ministro del governo Berlusconi si chiama fuori dalla nuova Forza Italia che considera un partito al difuori del Ppe e dice di voler rimanere nel Pdl, da lui considerato come il partito dei moderati.

Alfaniani
Sono gli uomini più vicini ad Alfano, meno avanguardisti degli scissionisti e più cauti sulla formazione dei nuovi gruppi. Sono ormai soprannominati «diversamente berlusconiani», secondo la definizione dello stesso segretario. Tra loro il sottosegretario siciliano alle politiche agricole Giuseppe Castiglione, Enrico Costa, Peppino Calderisi e l'ex relatore sulla decadenza di Berlusconi Andrea Augello. A questi si possono aggiungere una schiera di altri deputati che avrebbero dato il loro assenso alla costituzione di un nuovo gruppo e il cui nome figurava nella famosa "lista dei 23": Gioacchino Alfano, Paolo Alli, Maurizio Bernardo, Dorina Bianchi, Antonino Bosco, Raffaele Calabrò, Riccardo Gallo, Vincenzo Garofalo, Dore Misuraca, Antonino Minardo, Alessandro Pagano, Filippo Piccone, Vincenzo Piso, Sergio Pizzolante, Eugenia Roccella, Barbara Saltamartini, Rosanna Scopelliti, Paolo Tancredi e Raffaello Vignali.

Falchi
Sono detti anche "estremisti" e li si potrebbe anche catalogare come "fedelissimi del Cavaliere". Berlusconiani di ferro, molti di loro hanno dichiarato di avere votato la fiducia «non a Letta ma a Berlusconi. Capofila non possono che essere Denis Verdini, braccio destro del Cavaliere negli affari politici, la pasionaria (ultimamente detta «pitonessa») Daniela Santanchè, l'avvocato Niccolò Ghedini, l'ex ministro Sandro Bondi, il capogruppo alla Camera Renato Brunetta e l'ex portavoce del partito Daniele Capezzone. È questa pattuglia di parlamentari che avrebbe convinto in un primo momento il Cavaliere a votare la sfiducia a Letta, tanto che lo stesso Brunetta aveva annunciato il no in Aula pochi minuti prima di essere smentito da Berlusconi in persona. Verdini avrebbe invece prospettato una lista di «fedeli» assai più ampia di quella reale. Tra i fedelissimi del Cavaliere anche gli ex Idv Antonio Razzi e Domenico Scilipoti e il senatore pidiellino di lungo corso Lucio Malan.

Pontieri
È chi si sta adoperando per ricucire la frattura tra gli scissionisti o dissidenti e i berlusconiani. In prima linea in quest'azione di mediazione è Maurizio Gasparri che, insieme ad Altero Matteoli (vengono entrambi dalle file di An), ha lanciato stamani un appello all'unità del partito. Alla loro voce si è unita anche quella della deputata Elena Centemero: «Oggi è precisa responsabilità di tutti noi lavorare per il Paese senza cedere a dannose divisioni interne».

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