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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2013 alle ore 16:05.

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I pescherecci passati nelle vicinanze del barcone naufragato nella notte vicino a Lampedusa «non lo hanno visto, altrimenti sarebbero intervenuti. Gli italiani sono di grande cuore, abbiamo soccorso 16mila naufraghi». «Le vittime sono soprattutto eritrei e somali» ha aggiunto Alfano ha spiegato che «il barcone proveniva dalla Libia, secondo le prime informazioni, erano partiti da Misurata».

Il sindaco
"L'Italia ha normative disumane: tre pescherecci sono andati via dal luogo della tragedia perchè il nostro Paese ha processato i pescatori che hanno salvato vite umane per favoreggiamento all'immigrazione clandestina". Lo ha detto il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini a Radio Capital. "Il governo - ha aggiunto Nicolini - deve cancellare subito questo reato".

La posizione dei pescatori
«La legge del mare è la legge dell'uomo ed è la nostra legge. Lo scriva per favore. Ma noi spesso siamo costretti a voltare le spalle a chi ha difficoltà in mare perchè dobbiamo salvare le vite dei nostri figli. Ci sono in gioco le vite di queste persone che sono nostri fratelli ma ci sono in gioco anche le vite e il destino dei notri figli». Giovanni Tumbiolo, presidente del distretto pesca di Mazara del Vallo, interpellato da Tmnews, commenta così la notizia su presunti mancati soccorsi da parte di alcuni motopesca alla imbarcazione naufragata al largo di Lampedusa la scorsa notte. Ne ha parlato per primo il sindaco di Lampedusa e ci sarebbero testimonianze di alcuni naufraghi ma al momento non ci sono conferme ufficiali. «Parliamo di vite umane e noi abbiamo grande rispetto - aggiunge -. Voglio però ricordare che in ballo, ogni giorno, ci sono anche le nostre vite e quelle delle nostre famiglie».

Tumbiolo parla di solitudine e abbandono nel quale sono lasciati da anni i pescatori mazaresi. «Siamo marinai generosi e in questi anni abbiamo salvato centinaia di vite nel soccorso in mare. Non c'è bisogno di dirlo, lo sanno in tutto il mondo che siamo marinai generosi ma qui non ci sono regole. Lo Stato, l'Unione europea dove sono? Pensano tutti che siamo dei comandanti Schettino a cui chiedere di fare cose che comportano rischi e anche danni economici ingenti. A loro non importa niente. Sapete quante aziende sono fallite? Quando soccoriamo immigrati sui barconi in difficoltà - prosegue - la Capitaneria di ordina di entrare in porto a Lampedusa anche con il mare forza sette. Lo sapete cosa significa? Ci sono motopesca che hanno avuto danni ingenti e poi l'attività è fallita».

«Potrei citare decine di casi - prosegue Tumbiolo -. Ad esempio, ci sono i fratelli Campo (armatori di un motopesca, ndr) che da quattro anni attendono ancora un rimborso di 40mila euro per danni ben maggiori di circa 200mila euro causati proprio da un intervento di soccorso e dall'ingresso nel porto. Quell'azienda che dava lavoro a 20 famiglie è fallita. Come sono fallite tante altre realtà. Ci mitragliano sulle coste libiche ed è il caso, ricorderete del motopesca Ariete che fu bersagliato da colpi che partirono da una motovedetta della Guardia di finanza donata ai libici e ci sequestrano ogni mese imbarcazioni, tra Libia e Tunisia: viviamo ogni giorno in una situazione in cui non ci sono regole e dove l'Unione Europa non fa proprio niente».

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