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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2013 alle ore 07:06.
Ha seguito il discorso di Enrico Letta poi il dibattito e il voto e, naturalmente, il colpo a sorpresa di Silvio Berlusconi quando ha annunciato il voto di fiducia. A fine giornata il capo dello Stato fa le sue riflessioni e la prima è la constatazione di una sfida vinta, di una prova superata. Giorgio Napolitano ha apprezzato la «serietà e la fermezza» dell'intervento del premier che ha messo l'Esecutivo in una prospettiva che si allunga al 2015 e non deve più patire costanti fibrillazioni. Queste valutazioni vengono affidate in serata ad alcune righe diramate dall'ufficio stampa del Colle. Righe nelle quali Napolitano fa sapere che «l'essenziale è che il governo ha superato la prova innanziatutto per la serietà e la fermezza dell'impostazione sostenuta dal premier davanti alle Camere».
La novità dello strappo viene attentamente valutata dal Colle. E infatti, quanto alla prospettiva che si apre di uno scenario politico in via di mutamento, fonti del Quirinale fanno sapere che il Governo o il premier non potranno più tollerare un quotidiano gioco al massacro. Proprio a questo mutamento nel centro-destra aveva guardato il capo dello Stato quando, dopo il diktat di Berlusconi sulle dimissioni dei 5 ministri Pdl, aveva chiesto a Letta un passaggio parlamentare. E ora è un fatto che il Cavaliere – dopo la fiducia di ieri – non sia più determinante per la maggioranza e quindi sia disarmato nei suoi ricatti. Gli occhi sono comunque puntati a domani, al voto della Giunta sulla decadenza da senatore di Berlusconi, ma la svolta di ieri separa davvero le vicende giudiziarie del Cavaliere dall'Esecutivo.
In questo senso il capo dello Stato ha molto apprezzato l'intervento al Senato di Pier Ferdinando Casini il quale ha parlato di «un travaglio del Pdl comprensibile», del fatto che sia «inaccettabile ridurre la storia di Berlusconi a una storia di criminalità» e che c'è stata «l'affermazione ripetuta del Cavaliere che le sue vicende giudiziarie erano distinte dal Governo». Ma il Quirinale ha anche condiviso il passaggio in cui Casini ha chiesto che «l'ampiezza dei sì non penalizzi la chiarezza perché il governo Letta non è il secondo tempo della campagna elettorale». Dunque, la fiducia conferma gli obiettivi che il Quirinale aveva dato al Governo: il voto nel 2015. E lascia sul tappeto la strategia di attacco alle istituzioni di Berlusconi.
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