Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2013 alle ore 10:21.

My24
Angelino Alfano. (Reuters)Angelino Alfano. (Reuters)

Nel giorno in cui la Giunta condanna Silvio Berlusconi alla decadenza, falchi e colombe, lealisti e governativi ritrovano l'unità perduta manifestando lo «sdegno» per «l'esecuzione politica» del loro leader. Ma è una unanimità di facciata. Dietro le decine di dichiarazioni a sostegno di Berlusconi, i due eserciti si preparano alla battaglia finale.
L'ala dura spinge per il congresso e minaccia la costituzione di gruppi parlamentari autonomi: «Se è finita la monarchia, chi deve guidare il partito lo decide la base». Lo hanno detto e ripetuto a Berlusconi l'altra sera. Una prospettiva che non entusiasma il Presidente. Il Cavaliere, da sempre allergico alle liturgie di partito, è convinto che se desse il via libera lo scontro deflagherebbe.

«È il momento dell'unità, non possiamo permetterci di dividerci», ha ripetuto anche ieri durante l'incontro con Angelino Alfano e i due capigruppo Schifani e Brunetta svoltosi proprio mentre la Giunta stava per annunciare il sì alla decadenza. Una riunione che – raccontano – avrebbe visto un Berlusconi nuovamente vicino ad Alfano, il quale a sua volta avrebbe garantito al Cavaliere di non «non volere la testa di nessuno», ma «solo una ridefinizione di ruoli nel partito, al centro e in periferia».
Che significa? Che il segretario è pronto a trattare. «Noi siamo pur sempre dei moderati e lo saremo anche ora», spiegava ieri uno degli uomini più vicini ad Alfano. In altre parole un conto sono i falchi della prima ora – leggasi Verdini, Santanchè, Capezzone oppure Mantovani in Lombardia e Nitto Palma in Campania – altro Maria Stella Gelmini ma anche Bondi.

Il motto divide et impera è quanto mai attuale e forse non è un caso che proprio Bondi ieri abbia fatto un pubblico appello all'unità del partito e che i toni di Brunetta nei confronti del governo non siano più ultimativi come appena una settimana fa.
Lo sanno anche i lealisti che proprio per questo accelerano: «Se entro pochi giorni la situazione non si chiarirà, formeremo noi gruppi autonomi». Il timore è che Alfano & co. con il passare del tempo si rafforzino ulteriormente, redendoli residuali mentre «ora abbiamo la maggioranza dei gruppi parlamentari». Un timore tutt'altro che infondato perché alimentato parallelamente dall'azione mitigatrice di Berlusconi e dal rafforzamento del governo, benedetto anche ieri dai mercati e dal Capo dello Stato, che proprio ad Alfano ha manifestato il suo «apprezzamento» per come sta gestendo la tragedia di Lampedusa.

Berlusconi al momento minimizza, rabbonendo ora gli uni ora gli altri, offrendo garanzie a tutti. Ieri sera ha anche incontrato i ministri Quagliariello, Lupi e De Girolamo per fare il punto sul governo in vista della legge di stabilità. Ma non è più come prima. Quanto avvenuto nel giorno della fiducia ha dimostrato che ormai non controlla più il partito.
«Noi i numeri li avevamo giusti, a tradire Berlusconi – racconta uno dei lealisti più attivi in quelle ore concitate – sono state persone vicinissime al Presidente, che mai si sarebbe aspettato di trovarsi contro, come D'Ascola e Viceconte che hanno sottoscritto la mozione, ma anche Schifani che si è sfilato prima facendo firmare Scoma (senatore fedelissimo del capogruppo Pdl al Senato) e poi rifiutandosi di fare il discorso contro il governo».

Alfano invece non ha alcuna intenzione di spingere sull'acceleratore. L'ipotesi di gruppi autonomi è stata messa (definitivamente?) nel cassetto. Berlusconi non lo ritiene un traditore ed è convinto che la decisione di schierarsi a sostegno del governo non sia stata dettata solo da ragioni personali. Anche perché come Alfano la pensavano alcune persone su cui il Cavaliere non può avere dubbi come i figli o gli amici di una vita. Quello che però l'ex premier vuole da Alfano è che il segretario ora non infierisca. E l'ex (?) delfino glielo avrebbe assicurato.
Berlusconi però in tempi rapidi dovrà farsi sentire. Lo scontro, anche se smentito dalle dirette interessate, andato in scena l'altra sera a Palazzo Grazioli tra la lealista Mara Carfagna e il ministro Nunzia De Girolamo indica che ormai la temperatura è oltre la soglia di guardia. Se ne è accorta anche Francesca Pascale, la fidanzata dal Cavaliere, che – raccontano – per riportare l'ordine ha dovuto invitare tutti alla porta facendo presente che «questa è anche casa mia».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi