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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2013 alle ore 20:59.

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Le immagini del relitto naufragato giovedì riprese dai sommozzatori della Guardia di Finanza, al lavoro per recuperare i corpi ancora intrappolati (Ansa)Le immagini del relitto naufragato giovedì riprese dai sommozzatori della Guardia di Finanza, al lavoro per recuperare i corpi ancora intrappolati (Ansa)

Scivolano tra braccia, gambe e teste ricce di ragazzi, donne e bambini. Pure i subaquei più esperti e scafati riemergono da una giornata passata nei fondali della Tabaccara con conati di nausea e occhi iniettati di sangue che raccontano l'orrore di una montagna di corpi incastrati uno sull'altro, come se nelle acque a poco più di cento metri dalle coste di Lampedusa si fosse ricostituiito un ordine che nella sua casualità risponde alla gerarchia degli affetti e dell'amore. La barca dei migranti precipitata come il piombo a quaranta metri di profondità ha seminato tutt'intorno decine di corpi che i sommozzatori hanno recuperato per primi.

Il lavoro emotivamente più duro li aspetta domattina, quando dovranno scendere nella sala macchine, il luogo – spiega un sommozzatore dei carabinieri – nel quale infilando una torcia «abbiamo contato decine di teste di donne e bambini».
Il vano vicino alla sala macchine è quello dove normalmente si rifugiano le mamme con i piccoli, il posto apparentemente più caldo e sicuro per gente che non ha alcuna dimestichezza con il mare.

Oggi i sommozzatori che hanno operato con la collaborazione dei palombari della Marina militare hanno raccolto i corpi sparsi intorno alla barca e quelli stivati a poppa. Racconta il sommozzatore: «È uno spettacolo raccapricciante, nel corso della mia carriera non avevo mai visto tanti cadaveri in uno spazio così ristretto». Addosso ai naufraghi somali ed eritrei sono state ritrovate tante foto, telefoni cellulari e documenti. «Ho avuto la sensazione che nei fondali di Lampedusa - racconta il sommozzatore - stessero vivendo una seconda vita. Silenziosa, immobile, ma con i corpi che per effetto del mare sembrano ancora in movimento, come se si trattasse di una morte apparente».

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