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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 14:51.

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Crac Lehman, due italiani risarciti grazie allo stesso vizio di forma. Adusbef: «Si vince anche nel merito»

Danneggiati dal crac Lehman Brothers, hanno ottenuto risarcimenti dalle banche italiane da cui avevano comprato i titoli del colosso statunitense. È la storia di due cittadini a cui hanno dato ragione i tribunali di Prato e Pesaro. Entrambi hanno puntato sullo stesso vizio di forma, una firma mancante sul contratto. In un caso in gioco c'erano 25mila euro; nell'altro circa 200mila. A vicende simili potrebbe guardare con speranza almeno parte dei risparmiatori danneggiati da Lehman. Adusbef stima che in Italia siano 78mila, per una perdita complessiva di circa un miliardo.

Tre anni prima del crac
Nel 2005 Romano Papi acquistò titoli Lehman dalla Cassa di risparmio di Prato, oggi Banca Popolare di Vicenza. «Allora molte banche non firmavano i contratti», racconta la sua legale, Letizia Vescovini. «Pensavano che non fosse necessario, essendo stipulati con i moduli dell'istituto di credito. Ma il diritto civile dice il contrario». Da Lehman il signor Papi riceve alcune migliaia di euro, una piccola parte dei 25mila investiti. Ora la Popolare di Vicenza dovrà pagare il resto. «Per il fallimento della società statunitense sto lavorando con più di 150 clienti in diverse città» spiega l'avvocato. «Spesso parliamo di somme importanti, superiori a quelle perse per altri default. Il caso del signor Papi forse è quello con l'importo minore: c'è anche chi ha investito 250mila euro».

Contratto inesistente, anzi nullo
Le parole di Vescovini trovano conferma nell'altra sentenza, quella di Pesaro. In questo caso parliamo di 200mila euro di titoli venduti dalla Banca Popolare dell'Adriatico. «Prima l'abbiamo citata denunciando che il contratto non esisteva», dice uno dei legali, Monica Maria Napolitano. «A quel punto l'istituto ha presentato il documento, che però era stato firmato solo dal cliente. Il contratto quindi c'era, ma era nullo, perché il cittadino lo aveva revocato citando la banca». L'avvocato spiega che lo studio in cui lavora segue altri casi simili, e che il recente verdetto segna un cambiamento nella giurisprudenza cittadina: «Il giudice ha seguito una strada percorsa da molti altri tribunali, ma poco da quello di Pesaro, almeno finora».

Danneggiati da Lehman: chi può sperare
Possibile vincere in tribunale nel merito, oltre che per vizi di forma? Antonio Tanza, vicepresidente dell'associazione Adusbef, individua uno spartiacque nel febbraio 2008, pochi mesi prima del crac. «Allora uscirono le prime notizie di stampa sulle difficoltà del colosso Usa», ricorda. «Chi ha comprato titoli prima di quel mese non ha molte probabilità di farcela nel merito. Chi li ha acquistati dopo, invece, di solito ce la fa. Discorso diverso va fatto per i vizi formali, che dovrebbero garantire il risarcimento in ogni caso». Quelli di Prato e Pesaro lo confermano.

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