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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2013 alle ore 21:20.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2013 alle ore 12:08.

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Via libera a manovra da 1,6 mld: sì a vendita immobili e taglio spese - Sì a 210 mln per emergenza immigrati

Il rientro del deficit 2013 sotto la soglia del 3% costa 1,6 mld e «la copertura di questo importo è con due modalità: la vendita di immobili di proprietà del Demanio per 500 mln e la riduzione delle spese dei ministeri e dei trasferimenti degli enti locali per 1,1 mld». Lo ha detto il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni nella conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine del consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla manovrina di rientro.

Il Consiglio dei ministri non ha stanziato con il decreto approvato oggi ulteriori fondi per il finanziamento della Cassa integrazione in deroga. Lo ha chiarito lo stesso Saccomanni: «Abbiamo preferito limitarci oggi agli interventi di rientro entro il 3% del deficit/Pil, e fare il resto nei futuri provvedimenti». In particolare, «in occasione della Legge di stabilità c'è la possibilità di fare un decreto parallelo, nel quale possono essere affrontate altre questioni». È saltato anche lo stanziamento di 35 milioni per finanziare la social card per il 2013. In Consiglio dei ministri, ha spiegato il ministro dell'Economia, «c'è stato un primo scambio di vedute introdotte dal presidente del Consiglio sulla legge di stabilità».

Saccomanni: su cuneo fiscale pronti a dare segnale
«L'obiettivo di dare un significativo segnale sul cuneo fiscale e sulla disponibilità nelle buste paghe - ha concluso - è senz'altro valida e condivisa da tutti» nel consiglio dei ministri.

Salta all'ultimo l'aumento della benzina
Non ci sarà l'aumento delle accise previsto inizialmente nelle bozze del decreto inviate in pre-Consiglio. Doveva essere di 6,5 centesimi al litro e scattare subito. Non ci sono più gli aumenti degli acconti Ires e Irap paventati nella bozza circolata in mattinata.

Tagli ai ministeri per 550 milioni
Per consentire il rientro dallo scostamento del deficit sono previsti anche tagli ai ministeri: «Le disponibilità di competenza e di cassa relative alle spese rimodulabili del bilancio dello Stato sono accantonate e rese indisponibili per ciascun Ministero». La sforbiciata vale 550 milioni.

Ci sono 210 milioni per l'emergenza immigrazione
Previsti dalla manovrina 210 milioni per l'emergenza immigrazione, di cui 20 per l'accoglienza di minori non accompagnati e 190 al Viminale per far fronte alle «problematiche derivanti dal fenomeno». I 210 milioni, si legge in una nota di Palazzo Chigi, provengono per 90 milioni di euro dal Fondo rimpatri; per 70 milioni di euro dalle entrate dell'Inps derivanti dalla regolarizzazione degli immigrati; per 50 milioni di euro mediante corrispondente riduzione del «Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura».

Aumenta di 120 milioni il Fondo di solidarietà. Si allenta il patto di stabilità
Arrivano 120 milioni in più sul fondo di solidarietà comunale 2013 per assicurare la spettanza ai Comuni del gettito Imu. La bozza della manovra prevede infatti un incremento della dotazione per l'anno 2013 del fondo di solidarietà comunale a favore dei comuni delle Regioni a statuto ordinario di cui al comma 380 dell'articolo 1 della legge n. 228 del 2012. Si prevede poi che le risorse attribuite a ciascun comune non rilevino ai fini del patto di stabilità interno. Si allenta il Patto di Stabilità interno: la bozza della manovra dispone la sospensione per il 2013 del meccanismo della virtuosità e di porre, al contempo, le percentuali che tutti gli enti locali applicano alla spesa corrente media registrata negli anni 2007-2009, pari al valore massimo previsto dal comma 6 dell'articolo 31 della legge n.183/2011.

Indennizzo per le imprese Tav
Nel provvedimento sono anche in arrivo indennizzi per le imprese impegnate nella realizzazione di infrastrutture e di insediamenti strategici come la Tav e che abbiamo subito atti di danneggiamento, non colposi, delle proprie attrezzature volti ad ostacolare o rallentare l'esecuzione delle stesse opere.

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