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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2013 alle ore 13:12.

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La storica pista del Vigorelli non si tocca. Ma lo scontro frontale tra Comune di Milano e Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Lombardia sul velodromo milanese si trasforma nel giro di poche ore in un semplice chiarimento. Innanzitutto perché la Direzione regionale mette in chiaro che il decreto di vincolo sul Vigorelli non è una bocciatura del progetto vincitore del concorso del Comune. E in una nota fa sapere che l'impianto milanese è un bene culturale, così come lo sono altri velodromi storici italiani. Quindi «non si tratta di una bocciatura ma di un procedimento autonomo e preliminare alle successive fasi di progettazione e alle relative autorizzazioni. Il velodromo era vincolato anche prima del concorso: con il decreto si sono precisati gli effettivi elementi di interesse del Vigorelli e la centralità della conservazione e dell'uso della pista storica, ammessa peraltro dal bando».

Un'apertura salutata con piacere da Ada De Cesaris, vicesindaco con delega all'Urbanistica, Edilizia Privata e Agricoltura, e Chiara Bisconti, assessore allo Sport. «Accogliamo positivamente la disponibilità della Direzione Regionale della Lombardia per avviare un confronto sul futuro del Vigorelli», fanno sapere da Palazzo Marino. «Siamo convinti che, nella specificità e nell'autonomia delle posizioni e delle decisioni, potremo lavorare insieme nel modo migliore per restituire il Vigorelli alla città e renderlo un impianto sportivo vivo e partecipato».

Ieri, tra l'altro, sul Vigorelli si era espresso anche Giovanni Malagò, presidente del Coni. «Parlare di una situazione di degrado per il Vigorelli è riduttivo. So che per la prima volta dopo tanti anni il Comune di Milano ha stanziato dei fondi per un'operazione di ristrutturazione che permetterebbe all'impianto di vivere di luce propria. Si parla di circa 17 milioni di euro ma il progetto è stato bloccato dai Beni Culturali: se salta, il Vigorelli lo lasciamo solo come un monumento e questi soldi non si sa dove vanno a finire e questo mi terrorizza. Il Vigorelli non può essere solo cemento e crepe».

Il progetto al centro dell'attenzione è quello firmato dall'architetto Vittorio Grassi, vincitore del concorso internazionale indetto da Palazzo Marino per la riconversione del Vigorelli: un'arena multi-disciplinare con una futuristica copertura in acciaio la cui forma sinuosa dovrebbe richiamare le famose paraboliche della pista. Il problema è che, proprio il ciclismo, resterebbe tagliato fuori dal nuovo impianto, pensato soprattutto per diventare la casa milanese del rugby. Per gli sprint in bicicletta, invece, bisognerebbe ricorrere a un'improbabile pista montabile, sul cui utilizzo Daniele D'Aquila, portavoce del Comitato Rivogliamo il Vigorelli, è molto scettico. «Una soluzione tutta da verificare», spiega D'Aquila, «tanto che nessuno dei disegni che illustra la realizzazione del progetto mostra con chiarezza la pista destinata al ciclismo. E comunque la nostra battaglia è per preservare la pista storica del Vigorelli, quella che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Confidiamo che questo passaggio serva per tracciare una linea e ripartire da zero attraverso una nuova fase di collaborazione tra tutti soggetti coinvolti nella rinascita dello storico velodromo, dal Comune alle federazioni, dal ciclismo al football americano, sino gli altri sport compatibili con la struttura».

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