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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2013 alle ore 15:46.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:35.
Ecco tutte le tappe della vicenda Stamina:
- Maggio 2010. La Procura della Repubblica di Torino apre un'inchiesta sulle attività della Stamina Foundation onlus, fondata nel 2009 da Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia, «per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa».
- Ottobre 2011. Avvio delle cure staminali «ad uso compassionevole» agli Spedali Civili di Brescia su dodici pazienti, tutti bambini affetti da gravissime patologie neurogenerative.
- Aprile 2012. Il PM di Torino Raffaele Guariniello dispone un'ispezione dei carabinieri dei Nas agli Spedali Civili di Brescia. Il successivo rapporto venne inviato all'AIFA, l'Agenzia italiana del farmaco che il 15 maggio successivo ha poi predisposto il blocco della terapia. ll Ministro della salute, Renato Balduzzi, dispone un'indagine amministrativa e un'ispezione da parte degli ispettori dello stesso ministero e dell'AIFA, insieme al Centro nazionale Trapianti. Le ispezioni e le indagini portano tutte alla stessa conclusione: bloccare la somministrazione dei trattamenti, non solo per la mancanza di documentazione scientifica ma anche perché le procedure per la preparazione delle staminali non rispetterebbero gli standard di sicurezza. Alle accuse Vannoni ha sempre risposto che sul suo metodo esiste un brevetto e, per questo, si sarebbe rifiutato di rendere accessibili i dettagli sulle sue procedure. La battaglia si sposta nei tribunali.
- Agosto 2012. I genitori di Celeste Carrer, una delle bambine curate con il metodo Stamina, presentano al giudice del lavoro del tribunale civile di Venezia un ricorso d'urgenza con cui hanno chiesto la prosecuzione delle cure. Nel frattempo, il Pm Guariniello chiude l'indagine preliminare sulla Stamina Foundation, chiedendo il rinvio a giudizio dei 12 indagati, tra i quali figura anche Davide Vannoni. I reati ipotizzati: somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi, truffa e associazione per delinquere. Inoltre, il PM ipotizza che le cifre spese danumerosi familiari dei pazienti si aggirino tra i 30.000 e i 50.000 euro. Alla fine del mese il giudice del lavoro di Venezia accoglie il ricorso presentato dai genitori di Celeste Carrer e ordina agli Spedali Civili di Brescia la riattivazione del trattamento a base di staminali. Lo stesso team di avvocati decide di presentare analoghi ricorsi per altri due bambini di Catania e Materia, le cui cure a Brescia sono state sospese. Subito dopo arriva la decisione del giudice del lavoro di Catania che, in un provvedimento d'urgenza, autorizza gli Spedali Civili di Brescia a riattivare il trattamento a base di staminali anche per Smeralda Camiolo, 17 mesi, in coma dalla nascita per un'asfissia da parto.
Poi la decisione del giudice del lavoro di Matera che accoglie il ricorso presentato dalla famiglia di Daniele Tortorelli bambino di cinque anni e mezzo affetto da morbo di Niemann-Pick. È la terza vittoria di fila. Parallelamente ai ricorsi alla giustizia civile, le tre famiglie di piccoli pazienti in cura impugnano davanti al Tar di Brescia l'ordinanza di blocco dell'AIFA, chiedendone la sospensiva. I giudici amministrativi, però, rigettano il ricorso, fissando al 16 gennaio 2013 l'udienza di merito. La vicenda é però esplosa una volta arrivata sui media. Dopo numerosi servizi mandati in onda da Le Iene, il caso Stamina entra nelle case di tutti gli italiani. La storia che ha commosso tutta l'Italia riguarda la piccola Sofia, la bimba fiorentina affetta da leucodistrofia metacromatica al quale il tribunale di Firenze aveva imposto lo stop delle cura in virtù dell'ordinanza Aifa.
Dopo un tam tam mediatico passato attraverso la trasmissione Le Iene e una lettera di Adriano Celentano al Corriere il ministero della Salute approva la continuazione delle cure. La decisione del ministero non é però stata accolta con favore dalla comunità scientifica. Al disappunto espressoda Telethon si aggiunge un appello al ministro Balduzzi di un gruppo di 13 autorevoli scienziati in cui hanno espresso la loro preoccupazione circa le conseguenze della vicenda sulla vita dei pazienti e sulla ricerca scientifica in generale. A rincarare la dose anche la rivista Nature che ha «bocciato» il decreto Balduzzi che autorizza la prosecuzione delle cure con il metodo Stamina. Da allora é stato un susseguirsi di lettere e appelli da tutto il mondo, compreso quello del Nobel Yamanaka, in cui sostanzialmente si chiede all'Italia di fare un passo indietro. Nel frattempo la protesta ha coinvolto intensamente l'opinione pubblica, soprattutto nei social media: in molti appoggiano le famiglie dei malati che vogliono accedere al metodo Stamina. Alle proteste seguono nuovi appelli. Tuttavia, il decreto ha continuato il suo iter. Dopo una serie di modifiche al testo originario, arriva l'approvazione del testo che consentiva di continuare le terapie già in essere e che prevedeva l'avvio di una sperimentazione di 18 mesi, previa valutazione del protocollo da parte di un comitato di esperti, per la quale vengono stanziati fino a 3 milioni di euro.
Oggi arriva la marcia indietro del ministro della Salute che, di fatto, ha bloccato l'avvio della sperimentazione. Determinante é stato il parere del Comitato di esperti sul protocollo Stamina, presentato in ritardo tra le polemiche da Vannoni.
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