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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2013 alle ore 15:36.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:36.

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Cecile Kyenge (Ap/LaPresse)Cecile Kyenge (Ap/LaPresse)

«Il percorso è iniziato, il Governo prosegue in questa direzione». Il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge tira dritto e, senza commentare il dietrofront di Grillo sull'emendamento approvato dal M5S in commissione Giustizia al Senato, annuncia l'intenzione di completare l'eliminazione del reato di clandestinità. Primo passo di un percorso lungo, ha spiegato il ministro, a Milano per la presentazione del rapporto annuale della Fondazione Moressa sull'economia dell'immigrazione, del quale fanno parte anche altre misure approvate dal consiglio dei ministri di mercoledì come i 330 milioni destinati alla rete Spra a favore dei richiedenti asilo.

Per evitare in futuro tragedie come quella di Lampedusa, ha proseguito il ministro «dobbiamo cambiare le norme sull'asilo, che è il punto principale per dare una risposta alle persone morte sulle nostre coste, che fuggivano di zone di conflitto. Abbiamo iniziato con il consiglio dei ministri di ieri con il recepimento di alcune direttive europee sull'asilo. Ma un primo risultato l'avevamo già ottenuto facendo equiparare la durata il permesso dei rifugiati a quello dei lungosoggiornanti di orgine comunitaria. Dobbiamo rafforzare ulteriormente tutte le politiche di accoglienza. E poi rispondere anche a un'altra emergenza, quella dei minori non accompagnati. Il percorso è lungo ma un passo alla volta riusciremo coinvolgendo tutti i settori, dal lavoro alla sanità, all'integrazione, all'economia. In questo momento - ha aggiunto Kyenge - sono al lavoro tutti i nostri tecnici per dare risposte all'esigenza di trasferire dal Cie di Lampedusa le persone in sovrannumero».

La presentazione del rapporto della Fondazione Moressa – che contiene uno spaccato del profilo economico e fiscale dei 2,3 milioni di lavoratori immigrati in Italia (il 10,1% del totale degli occupati) che nel 2011 hanno contribuito con 6,5 miliardi di Irpef (il 4,3% del totale imposta netta) – è stata per il ministro anche l'occasione utile a evidenziare la distinzione tra i rifugiati e gli immigrati per motivi economici. «In questi giorni si è fatta molta confusione, mentre è importante che l'emergenza sulle coste del Mediterraneo non faccia dimenticare il fenomento strutturale dell'immigrazione economica. Perché chi lavora in Italia, e soprattutto chi perde il lavoro in questo periodo di crisi, va tutelato con uno status giuridico che dia un corretto riconoscimento dei suoi diritti». Il ministro ha elencato altre iniziative prese nei primi quattro mesi del Governo Letta. «Il Governo ha fatto tanto – ha aggiunto - anche in occasione del decreto scuola. Stiamo combattendo la dispersione scolastica. E a questo proposito ho fatto convertire il permesso di soggiorno degli studenti che lo avevano solo per un anno e adesso possono ottenerlo per tutto il ciclo scolastico».

Quanto alla Bossi-Fini, non si può pensare che la tragedia di Lampedusa dipenda da una causa. «Si tratta di un fenomeno complesso - ha aggiunto il ministro -: ci sono diverse responsabilità europee, nazionali e internazionali. Parlare di una causa sarebbe ridurre il problema». La legge va cambiata: «I punti però devono essere condivisi per coinvolgere tutti perché è in un programma molto ricco e partecipato».


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