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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 06:44.

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«Atene ha bisogno di un ulteriore "haircut" in modo che il debito pubblico possa raggiungere l'obiettivo concordato con l'Unione europea del 124% del Pil nel 2020». Ma questa volta la "sforbiciata" non sarà a carico delle banche e degli investitori privati (Private Sector Involvement, Psi) - come venne deciso nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2012 in un drammatico vertice a Bruxelles, con perdite pari a 100 miliardi di euro, le maggiori dell'età moderna - ma delle istituzioni pubbliche (Official Sector Involvement, Osi). Tre le opzioni sul tappeto per ridare respiro ai conti pubblici di Atene: mettere mano di nuovo al portafoglio con nuovi prestiti; allungare da 30 a 50 anni il tempo per restituire i debiti, ridurre i tassi di interesse che oggi sono per tutti i vari prestiti pari a una media del 3 per cento.
L'importante ammissione è contenuta, nero su bianco, sul Fiscal monitor di ottobre dell'Fmi reso noto a Washington che chiarisce che, se la troika (Fmi, Ue e Bce) vuole continuare ad esistere con la partecipazione del Fondo, bisogna prepararsi a un terzo salvataggio greco dopo i due che hanno già messo sul piatto 240 miliardi di euro complessivi. Lo stesso direttore del Fondo, Christine Lagarde, ha ammesso ieri in conferenza stampa che del controverso «taglio del debito greco se ne parlerà a metà 2014» ribadendo che l'Fmi si aspetta che «la Ue onori gli impegni» e che «Atene ottenga un surplus dell'1,5%».
Sullo spinoso tema l'Fmi è con le spalle al muro perché secondo il suo statuto – a cui si appellano i rappresentanti degli emergenti (in particolare il Brasile) sempre più stanchi di versare soldi ai Paesi "ricchi" dell'Eurozona – se manca la garanzia che un Paese sotto assistenza possa restituire i crediti concessi non si possono più concedere altri prestiti.
Inoltre, sempre nel Fiscal Monitor, l'Fmi ammette altri problemi in vista, tra i quali il fatto che il surplus primario di bilancio (Adjusted primary balance, al netto del pagamento degli interessi) raggiungerà solo «l'1,1% del Pil» nel 2014 invece del 1,5% previsto nel programma di salvataggio concordato con Fmi ed Eurozona. Un tema scottante ad Atene dove l'austerità ha raggiunto livelli politicamente insostenibili.
Nell'ultima revisione del programma di finanziamento di emergenza il Fondo aveva ammesso che Atene era sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo del surplus di bilancio. Ma i problemi di riscossione delle imposte, la crescita anemica dopo sei anni di recessione e i gravi ritardi sulle privatizzazioni hanno fatto mancare entrate preziose per raggiungere l'obiettivo. Uno scostamento minimo che non dovrebbe spaventare.
Eppure questa volta Ue e Fmi non vogliono (o non possono più per diverse ragioni) concedere spazi di manovra ad Atene sul fatto di raggiungere il surplus di bilancio, obiettivo considerato non negoziabile per ottenere altre tranche di prestiti già concessi o nuovi finanziamenti. Che la questione sia seria lo dimostra il fatto che il governo greco ha reagito con insolita durezza alle nuove stime. «Il governo greco non commenta le relazioni di organizzazioni internazionali come l'Fmi – ha detto il portavoce del governo - aggiungendo che l'esecutivo si è astenuto dal commentare anche quando questa organizzazione ha accettato presupposti e stime errati nella stesura del primo programma di politica economica per il nostro Paese».
Certo non vanno dimenticati gli sforzi greci per quest'anno. Secondo i dati di settembre relativi solo alle operazioni del governo centrale (esclusi quindi i conti degli enti locali e delle imprese pubbliche) è stato registrato un avanzo primario (il primo in un decennio) di 2,6 miliardi di euro per i primi nove mesi dell'anno, pari a 1,4% del Pil a fronte di un deficit di 2 miliardi nel settembre di un anno fa.
Comunque il governo greco di Antonis Samaras prevede che il bilancio 2013 si concluderà con un avanzo di 340 milioni di euro, così come riportato nel budget 2014 presentato all'inizio di questa settimana.
Il tutto in un quadro che vede la disoccupazione di luglio raggiungere il tasso del 27,6% rispetto al 27,5% di giugno mentre i senza lavoro tra i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni sono saliti al 55,1% di luglio rispetto al 54,9% del mese precedente. Senza dimenticare che il tasso di disoccupazione in Grecia è più che doppio rispetto alla media nei Paesi dell'eurozona che ad agosto era del 12 per cento.
v.darold@ilsole24ore.com
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