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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 17:04.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:30.

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Non solo il taglio al cuneo e il rifinanziamento della cassa integrazione nella legge di stabilità 2014 che il Governo licenzierà martedì venturo. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha confermato che con il Ddl arriverà anche il piano di progressiva riduzione del debito pubblico.

Il premier, riferiscono fonti di governo, ha affrontato il tema della legge di stabilità in una serie di incontri separati, svoltisi a palazzo Chigi in mattinata, con Alleanza delle Cooperative, Confapi e Ania.

Il capo del governo ha ribadito che il cuore del provvedimento sarà la riduzione del cuneo fiscale e dunque del costo del lavoro, che sarà accompagnato da misure a sostegno degli investimenti e dell'occupazione nel pieno rispetto dei vincoli di bilancio, vale a dire con un deficit/Pil rigorosamente sotto la linea del 3%. Ma Letta ha anche precisato che imposterà una «progressiva riduzione del debito pubblico».

Per conoscere i dettagli del piano bisognerà aspettare naturalmente il testo del provvedimento ma è da immaginare che ci si muoverà entro il solco già indicato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, appena approvato dalle Camere. Il quel documento di fine settembre il Governo ha indicato un percorso fatto di privatizzazioni e dismissioni immobiliari del valore minimo dello 0,5% di Pil l'anno (7,5-8 miliardi) tra il 2014 e il 2017. Operazione che dovrebbe portare il debito al netto dei sostegni europei e dei rimborsi in corso alle imprese dal 127,7% del Pil di quest'anno al 116,9 del 2017. Gli obiettivi indicati presuppongono però, oltre al successo del piano di dismissioni, un contesto finanziario più favorevole del'attuale, con la chiusura degli spread attuali tra Btp e Bund a 200 punti base nella media del 2014, 150 nel 2015, 100 nel 2016 e nel 2017. Un'operazione da mezzo punto di Pil l'anno equivale all'esatta metà del piano che era stato annunciato solo un anno fa dal Governo Monti, che nei suoi documenti programmatici finali puntava su dismissioni per un punto di Pil l'anno. Il ridimensionamento è stato motivato dalla coppia Letta-Saccomanni, dalle ancor più difficili condizioni del mercato immobiliare e finanziario che si sono venute a determinare.

Invimit operativa per le valorizzazioni
Intanto l'Economia annuncia il via libera di Bankitalia, sentita la Consob, all'operatività di Invimit (Investimenti Immobiliari Italiani), la Sgr immobiliare di cui il Ministero dell'economia e delle finanze è unico azionista, alla gestione collettiva del risparmio. Invimit lunedì 14 ottobre aprirà gli uffici. La società, che ha l'obiettivo di valorizzare e dismettere il patrimonio immobiliare pubblico, parte con un capitale sociale di 8 milioni di euro. La sua attività sarà organizzata su un doppio canale: creazione di fondi a gestione diretta di asset pubblici, di enti territoriali e previdenziali, per una proficua amministrazione e messa a reddito degli immobili; istituzione di un 'fondo di fondi' a supporto di programmi di valorizzazione promossi dall'Agenzia del Demanio, da enti territoriali e anche da privati, interessati a partecipare alla riqualificazione del patrimonio pubblico. I primi risultati sono attesi per il 2014 e gli obiettivi saranno contenuti nella legge di stabilità. Soddisfatto il ministro Saccomanni: «Si è parlato molto in questi anni di cessione del patrimonio immobiliare ma per ottenere risultati servono gli strumenti adatti. Invimit è oggi operativa, un risultato raggiunto in tempi rapidi. Mi aspetto risultati apprezzabili già nel 2014» è quanto dichiara in una nota. L'amministratore delegato della sgr immobiliare, Elisabetta Spitz, ha sottolineato che «da oggi Invimit può avviare le attività previste dal programma autorizzato, che puntano alla valorizzazione degli asset che saranno conferiti. Siamo fiduciosi che il mercato saprà apprezzare il progetto e coglierne le opportunità di sviluppo».

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