Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 14:36.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:37.

My24

BRUXELLES – Dieci delle principali imprese energetiche europee hanno organizzato stamani qui a Bruxelles una maxi-conferenza stampa per criticare la politica europea in questo delicatissimo settore. I dirigenti d'impresa – per l'Italia, gli amministratori delegati di Enel, Fulvio Conti, e di Eni, Paolo Scaroni – hanno messo l'accento su una strategia troppo frammentata e contradditoria, nel quale le regole nazionali tendono a creare distorsioni in un mercato unico ancora molto effimero.

Tre gli aspetti che le aziende hanno messo sul tavolo. Da loro punto di vista bisogna mettere un freno all'aumento dei prezzi dell'energia; garantire una offerta di gas ed elettricità che sia affidabile; e rafforzare le ambizioni dell'Europa in campo ambientale. In linea con una sua recente audizione al parlamento europeo a Strasburgo, Scaroni ha ricordato che «le società e i consumatori europei pagano il gas tre volte più e l'elettricità due volte più delle controparti americane».

Le dieci società chiedono che venga promossa l'integrazione delle rinnovabili nel mercato; che venga data priorità all'utilizzo della capacità energetica esistente piuttosto che sovvenzionare la costruzione di nuovi siti; che sia rafforzato il mercato di scambio delle emissioni nocive. Oggi questo mercato è in crisi. La recessione economica ha provocato un calo dei prezzi tale che le imprese non hanno più incentivo a modernizzare le catene produttive perché siano meno inquinanti.

In un momento di grande difficoltà economica, la scoperta di gas di scisto ha scombussolato il mercato mondiale dell'energia (non quello europeo che su questo fronte è in evidente ritardo). Da un lato, il prezzo del gas in molti paesi è crollato. Dall'altro, in Europa, il prezzo dell'energia è aumentato vuoi per imposte e balzelli, vuoi per un sistema di incentivi che ormai paradossalmente favorisce il carbone, nonostante la materia prima sia particolarmente inquinante.

Dal canto suo, Conti ha sottolineato che sul fronte europeo troppi commissari europei si occupano di energia. «Da un lato l'Europa tende a regolamentare troppo - le direttive che regolano la materia sono 72. Dall'altro, le politiche nazionali sono spesso in conflitto con le norme europee». L'amministratore di Enel ha puntato il dito contro i sussidi alle rinnovabili e contro le tasse per limitare le emissioni di Co2, ambedue diversi da paese a paese.

Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre a Enel ed Eni anche E.On, GasTerra, Gas Natural Fenosa, GDF-Suez, Vattenfall, RWE, Iberdrola e CEZ Group. «Il problema è che l'assetto europeo non attira gli investimenti internazionali», secondo Gérard Mestrallet, presidente di GDF-Suez. Il dirigente francese ha messo l'accento su una situazione economica caratterizzata da un calo della domanda, associato a un aumento della deregolamentazione, della digitalizzazione e del decentramento.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi