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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2013 alle ore 08:24.

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ROMA
È stato approvato all'unanimità dal cda di Alitalia il piano di salvataggio che prevede l'intervento dello Stato con 75 milioni di euro, saranno versati dalle Poste nell'imminente aumento di capitale che vale 300 milioni complessivi. È previsto un consorzio bancario di garanzia per eventuali quote inoptate per ulteriori 100 milioni, composto da Intesa Sanpaolo e Unicredit. Il resto dovrebbe essere versato da Air France-Klm per la sua quota e da una parte degli attuali soci italiani, tra cui Atlantia dei Benetton, l'Immsi di Roberto Colaninno, Intesa Sanpaolo.
La manovra finanziaria complessiva salva-Alitalia è di 500 milioni, per evitare l'insolvenza che sarebbe potuta scattare oggi con la sospensione delle forniture di carburante dell'Eni. Il salvataggio avverrà con una ricapitalizzazione per 300 milioni più l'apertura di 200 milioni di nuove linee di credito delle banche e la conferma delle linee esistenti. Anche «i consiglieri di Air France-Klm hanno approvato questo piano di emergenza per consentire ad Alitalia di continuare a operare», puntualizza un comunicato emesso a Parigi dal socio più importante (si veda a pag. 5).
Dopodomani, 14 ottobre, l'assemblea dei soci si riunirà per approvare la ricapitalizzazione e nel pomeriggio, alle 14, tornerà a riunirsi il consiglio di amministrazione. Da affrontare anche la questione del vertice. Nella nota di Palazzo Chigi di due sere fa si parla di «discontinuità» e della necessità di «una profonda revisione del piano industriale e l'adozione nei tempi più rapidi del nuovo piano da parte dei nuovi organi societari». Per ora il presidente Roberto Colaninno e l'amministratore delegato Gabriele Del Torchio sono al loro posto, tuttavia il richiamo del premier Enrico Letta alla «discontinuità» e a «nuovi organi societari» lascia intendere che il governo si aspetta cambiamenti importanti.
Tra gli azionisti si ritiene che il presidente cambierà, dunque Colaninno è dato in uscita, mentre non ci sarebbero ancora decisioni sulla posizione dell'ad Del Torchio, arrivato il 6 maggio. Del Torchio sta lavorando a modificare il piano industriale presentato il 3 luglio che prefigurava uno sviluppo nei voli intercontinentali e internazionali, rimasto bloccato per mancanza di soldi per gli investimenti.
Il voto favorevole nel cda di ieri non significa che tutti i soci aderiranno all'aumento di capitale. Tuttavia ci sono alcuni punti fermi in questa parziale rinazionalizzazione dell'Alitalia, dopo il fallimento della Cai, che in quattro anni e mezzo ha bruciato un miliardo e 252 milioni, di cui 294 milioni nel primo semestre 2013. E il bollettino delle perdite si aggraverà con i risultati di fine anno.
Secondo il comunicato di Alitalia-Cai, «è previsto che Poste Italiane Spa garantisca la sottoscrizione di complessivi 75 milioni di euro dell'aumento di capitale rimasti eventualmente inoptati». Questa è solo una formula per descrivere quello che è acquisito come certezza negli accordi con le banche, l'ingresso delle Poste con 75 milioni. Secondo indiscrezioni le Poste otterrebbero il 15% del capitale, se così fosse significherebbe che, al termine della ricapitalizzazione, ad Alitalia viene dato un valore di 500 milioni, cioè 200 milioni in più della ricapitalizzazione che è di 300 milioni. Sarebbe come dire che Alitalia oggi ha un capitale netto residuo, prima dell'aumento, di 200 milioni. Se così fosse sarebbe una concessione generosa fatta dal governo (e da Poste) agli attuali azionisti, perché con le perdite al 30 giugno scorso il patrimonio netto consolidato è già negativo per quasi 100 milioni. Solo la Spa capogruppo dichiara ancora un patrimonio netto positivo, si stima intorno a 200 milioni (non ci sono dati pubblicati dalla società dopo il bilancio 2012), grazie a una manovra di cosmesi contabile meramente cartacea, la rivalutazione per 150 milioni e scorporo del programma Millemiglia fatta a fine gennaio. È un punto che deve essere chiarito.
Si fa notare che Mauro Moretti, l'a.d. delle Fs, aveva posto tra le condizioni per trattare l'ingresso l'azzeramento totale del capitale di Alitalia. Anche per questo la proposta sarebbe stata respinta, perché alcuni azionisti di Alitalia e tra questi Intesa Sanpaolo, regista dell'operazione Cai nel 2008 e vicina a molti soci (anche con crediti e altre garanzie), vorrebbero farsi riconoscere ancora un valore alle azioni esistenti. Massimo Sarmi, ad di Poste, invece ha accolto l'invito di Letta a salvare Alitalia. La sua disponibilità potrebbe giovargli quando scadrà il suo incarico alle Poste in aprile-maggio, dopo quattro mandati.
Per assicurare immediata liquidità all'Alitalia le due banche del consorzio di garanzia concedereanno un prestito di 100 milioni (detto «bridge to equity»), che verrà rimborsato con l'incasso della ricapitalizzazione. I versamenti dei soci dovrebbero avvenire già nei prossimi giorni, tuttavia il termine fissato per aderire alla ricapitalizzazione è il 31 dicembre 2013. Nella versione finale l'intervento pubblico è ridotto a 75 milioni, non più 150 come sembrava fino a ieri. L'a.d. dell'Eni Paolo Scaroni ha detto che «Alitalia torna a essere un importante cliente».

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