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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2013 alle ore 09:56.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:28.

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Finisce 2-2: strana nemesi a quasi 10 anni di distanza dall'ormai famigerato biscotto che rispedì a casa l'Italia di Trapattoni dagli Europei del 2004. Stavolta a piangere sono i danesi, che con il pareggio casalingo di Copenaghen perdono le speranze di qualificarsi ai Mondiali brasiliani come miglior seconda con un ripescaggio. Questa volta ovviamente ce l'hanno messa tutta, scatenando persino il carneade Bendtner, che Buffon scruta come fosse un marziano visto che alla Juventus è passato senza lasciare traccia alcuna. E' una bella Italia quella del primo tempo, che si porta avanti con Osvaldo, ma prima dell'intervallo si fa infilare una prima volta e nella ripresa va addirittura sotto.

L'uomo della provvidenza è il centrocampista della Fiorentina Aquilani, subentrato in corsa. Un gol importantissimo, perché se è vero che gli azzurri sono già qualificati per i Mondiali, sarà necessario battere l'Armenia martedì prossimo per la certezza di arrivarci come testa di serie. La formazione è quella annunciata alla vigilia. Senza Insigne, Verratti e Balotelli (che dopo il risentimento muscolare che lo ha reso indisponibile resta addirittura in albergo influenzato) Prandelli sceglie l'albero di Natale con Ranocchia e Chiellini centrali, De Silvestri e Balzaretti sugli esterni, un centrocampo con Marchisio, Montolivo e un Thiago Motta talmente brillante da consentire a Pirlo di restare comodamente in panchina, e davanti il solo Osvaldo supportato da Candreva e Diamanti. Non è una partenza sprint quella degli azzurri, ma del resto è giusto così.

I danesi di Morten Olsen tra l'altro non sembrano pericolosissimi in fase di costruzione del gioco, semmai bisogna tenerli d'occhio quando riescono a ripartire in velocità. L'Italia invece, senza dannarsi troppo si fa sotto. Controlla il centrocampo con Montolivo e Thiago Motta e cerca di allargare il gioco sulle fasce anche se sui cross è spesso la fisicità danese ad avere la meglio. Ma su suggerimento dell'ispiratissimo centrocampista del Paris Saint Germain, Osvaldo tira fuori dal cilindro un gol capolavoro che, umiliato Agger, si infila nell'angolino. E' un‘ Italia molto sicura di sé, che controlla senza affanni ma alla prima distrazione va in bambola e Bendtner trova sorprendentemente il gol del pari sul secondo palo appena prima dell'intervallo. Un bel vantaggio psicologico.

I danesi pur senza grandi individualità se escludiamo Krohn-Dehli e l'ottimo Eriksen che cresce esponenzialmente alla fiducia della squadra e colpisce anche un palo su punizione, riescono a guadagnare metri e a tenere l'Italia schiacciata nella propria metà campo per quasi mezz'ora. Graziati da un batti e ribatti in area favorevole, gli azzurri assistono poi impotenti al miracolo della rinascita di Bendtner, lontano anni luce dal ‘pennellone' tanto schernito in maglia bianconera. Su una palla persa malamente si innesca il gol del vantaggio danese che passa tra i piedi sopraffini di Eriksen e di Krohn Dehli, che Ranocchia non riesce a contrastare al momento del cross. L'ex juventino sfodera un'elevazione straordinaria surclassando fisicamente Balzaretti e infila Buffon con uno stacco imperioso. Ma a questo punto per i padroni di casa si accende la spia della riserva. Ne approfitta Aquilani che proprio allo scadere piazza una zampata anche un po' fortunosa che vale il 2-2 definitivo. Ora contro l'Armenia non ci si possono concedere distrazioni.

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