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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2013 alle ore 08:27.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2013 alle ore 12:50.

ROMA
È giunto il momento di un «sapiente rinnovamento» della nostra Costituzione, «coerente con i suoi valori fondanti»: parola del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che è sembrato così voler legittimare il percorso di riforme avviato dal governo Letta, proprio alla vigilia della manifestazione di Roma promossa da alcuni costituzionalisti tra cui Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà, contro il percorso voluto dall'esecutivo. Ma su questo il premier Enrico Letta ha ribadito la propria determinazione ad andare avanti.
In un messaggio a un convegno italo-francese in corso a Cogne, Napolitano ha sottolineato «il valore attuale della Carta come strumento di indirizzo e stimolo in direzione di una Europa di pace e di progresso». «Alla luce della scelta europea, sviluppatasi nei decenni successivi - ha poi aggiunto - è ora possibile e necessario affrontare il compito di un sapiente rinnovamento del nostro ordinamento costituzionale, coerente con i suoi valori fondanti». I termini usati da Napolitano, e cioè «sapiente rinnovamento dell'ordinamento» sembrano avvalorare quanto sostenuto dal Governo Letta, e cioè che l'obiettivo delle riforme avviate non è uno stravolgimento della Carta, esse anzi si muovono in modo «coerente con i suoi valori fondanti». Con quanto fatto finora, ha a sua volta sottolineato il premier Letta in un proprio messaggio, «abbiamo tolto la paura a tanti che temevano stravolgimenti della nostra Carta Costituzionale: il problema non sono i principi ma il funzionamento delle istituzioni», con la necessità di superare, per esempio, il bicameralismo perfetto.
Letta ha pure manifestato determinazione. Quello delle riforme, ha detto, è «uno dei tre grandi obiettivi del governo nato a fine aprile con l'idea di concludere le riforme in 18 mesi: per ora il crono-programma è rispettato anzi siamo in anticipo e vogliamo continuare a tenere il punto». Parole condivise dal ministro Gaetano Quagliariello: «Penso che ora ci sia qualche elemento per essere più ottimisti: c'è stato un momento che non sapevamo se avevamo 18 minuti. Un po' più di tempo il governo lo ha guadagnato, vale la pena provarci».
Un altro passaggio del premier può essere letto tanto come un appello alla manifestazione di oggi, quanto come richiesta di consapevolezza dell'opinione pubblica: «Il nostro Paese - ha detto - si salva se avrà istituzioni che funzionano. L'impasse politica che abbiamo subito intorno alle elezioni ha provocato danni, anche economici, al paese». Quanto alle Camere, il premier ha rilanciato il tema del taglio dei parlamentari: «Il numero dei parlamentari va ridotto perché è assolutamente eccessivo – ha detto –, è uno degli impegni che ci siamo presi e lo porteremo avanti». Il capo del governo ha inoltre criticato gli ultimi passi in materia di federalismo: «Il cambiamento del titolo V, che è stato modificato purtroppo a maggioranza semplice, fu un errore clamoroso che oggi paghiamo e che ha portato confusione tra centro e periferia».
Infine la legge elettorale. Letta ha assicurato che il governo non tenterà «un blitz», ma ha anche ammonito maggioranza e opposizione: «Deve comunque essere fatta perché non c'è più tempo e la pazienza dei cittadini sta per finire». Quanto a Napolitano, una frase del suo messaggio, è stata letta come un invito a prendere in considerazione il modello francese «auspico che dal confronto con i nostri amici e vicini francesi possa scaturire un utile arricchimento della riflessione in corso nel nostro paese e delle proposte che sono sul tappeto».
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