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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2013 alle ore 19:00.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2013 alle ore 08:37.

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Il premier maltese, Joseph Muscat. (Epa)Il premier maltese, Joseph Muscat. (Epa)

Dopo l'Italia anche Malta, si allarga la polemica tra l'Europa e i paesi di prima accoglienza dei migranti, sempre piu' spesso chiamati a gestire l'emergenza umanitaria che segue alle cosiddette "tragedie del mare". I due paesi, attacca oggi il premier maltese, Joseph Muscat, di rientro da Tripoli dove ha incontrato le autorità libiche ,«sono stati lasciati soli a gestire questo enorme problema: a Bruxelles i soldi contano più delle vite umane», ed è più importante «trovare miliardi per la Grecia» che «girare quei soldi per salvare esseri umani».

Nel mirino, come già in Italia nei giorni scorsi, è l'«intransigenza dell'Ue» nella gestione dell'immigrazione nel Mediterraneo. Un fenomeno che - ha sottolineato il premier maltese - non riguarda più solo i flussi sub-sahariani che tentano di raggiungere l'Europa, ma anche «centinaia di profughi siriani». «Tutti stanno cercando una nuova vita, stanno cercando di costruirsi un nuovo futuro», spiega Muscat precisando che tra i 147 superstiti del naufragio di due giorni fa nel canale di Sicilia portati a Malta, si sono anche «10 medici ed un neurochirurgo».

Dall'Europa servono «soluzioni immediate» senza lasciare più «Malta e Italia da soli di fronte al problema». La ricetta indicata da Muscat è quella della «vera solidarietà», da declinare adottando una «vera e propria politica di gestione» del problema, senza la quale «continueremo solo a raccogliere cadaveri in mare». «I militari maltesi ed italiani sono degli eroi: stanno facendo l'impossibile per salvare tante vite umane da soli, senza l'aiuto dell'Europa». Di un Europa - ha ribadito Muscat - dove «i soldi sono più importanti delle vite umane».

Il premier Enrico Letta ha convocato per lunedì pomeriggio a palazzo Chigi un vertice al quale parteciperanno i ministri della Difesa, degli Esteri e dell'Interno, per definire gli ultimi dettagli della missione militare-umanitaria nel Mediterraneo al fine di evitare nuove tragedie. Lo riferiscono fonti di governo

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