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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 alle ore 11:51.

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Il governo annuncia una "missione umanitaria" e il nome è pieno di speranza: si chiama "Mare sicuro". Oggi a palazzo Chigi si riuniranno i ministri della Difesa, Mario Mauro, degli Affari esteri, Emma Bonino, e il vicepremier nonché titolare dell'Interno, Angelino Alfano. Gli incontri tecnici sono già in corso, frenetici. Si stanno definendo i dettagli: quante unità della Marina militare - dovrebbero passare dalle attuali due a cinque - più un rinforzo di alcuni elicotteri e aerei. I nodi da sciogliere sono almeno due: i costi da sostenere e le comunicazioni tra tutte le unità impegnate in mare nelle acque nazionali e internazionali.

La possibilità di interagire e cooordinare le informazioni sull'avvistamento, l'intervento, il soccorso e ogni altra operazione destinata all'assistenza delle barche dei migranti è un aspetto centrale. Non riguarda solo gli scambi di informazione tra gli stati - come l'Italia e Malta - ma anche all'interno delle amministrazioni interessate. Sono tre quelle più impegnate: la Guardia di Finanza, la Marina militare e la Guardia costiera. In teoria ognuna ha un compito istituzionale preciso: i finanzieri pattugliano contro i narcotraffici, i marinai fanno vigilanza sulla pesca, le capitanerie di porto controllano le nostre coste.

In realtà, quando si tratta di scialuppe di disperati è inevitabile che i compiti si confondano e si sovrappongano, stante soprattutto l'obbligo del soccorso da cui nessuno può esimersi. Il problema sta, soprattutto, nella circolazione delle informazioni tra Marina, Finanza e Guardia Costiera. Lo scambio avviene ma non è né totale né efficiente al massimo. Eppure risale al marzo scorso l'ultima bozza del decreto interministeriale sul Diism: dispositivo interministeriale integrato di sorveglianza marittima. Un sistema infrastrutturale, in parte già realizzato al comando in capo della Squadra navale della Marina, che consentirebbe una copertura informativa massima e, quindi, la migliore capacità di intervento. Anche di questo si discuterà oggi a palazzo Chigi. Con la speranza che non scattino, ancora una volta, le gelosie tra apparati che hanno frenato, come sanno bene gli addetti ai lavori, anche la nascita del Diism.

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