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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 alle ore 06:39.

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Antonello Cherchi
Per ora è soltanto una lista di intenti. La legge Valore-cultura – voluta dal Governo per rilanciare il nostro patrimonio inteso nel senso più largo del termine: da Pompei e dalle aree archeologiche alla lirica, dalla musica al cinema, dagli archivi alle botteghe storiche – al momento non ha gambe per camminare. È, come sempre più spesso accade alle riforme varate in questi ultimi anni, in gran parte una scatola vuota.
E tale rimarrà finché non inizieranno a vedere la luce i decreti di attuazione, da predisporre secondo un incalzante cronoprogramma: 17 in tre mesi. Già entro fine ottobre dovrà essere nominato il commissario con il compito di risanare e rilanciare le fondazioni lirico-sinfoniche, gran parte delle quali con i bilanci in rosso. Lo aspetta una missione dura, perché dovrà vagliare i piani di riassetto messi a punto dalle fondazioni – dovranno essere pronti entro il 7 gennaio e dovranno contemplare anche pesanti interventi sul personale – e seguirne passo per passo l'attuazione. Il via libera o meno del commissario – giudizio da esprimere entro un mese dalla presentazione del piano di risanamento – deciderà del destino della fondazione, che se vedrà accendersi la luce rossa dovrà avviarsi verso la liquidazione coatta amministrativa.
Tempi stretti anche per definire il metodo per misurare i nuovi parametri attraverso i quali sarà attribuita alla lirica la quota del Fus (Fondo unico per lo spettacolo): si terrà, infatti, conto dei costi di produzione, del miglioramento dei bilanci e della qualità dei cartelloni. E al riguardo si dovranno avere le idee chiare entro l'8 dicembre.
Data che segna la nuova legge sulla cultura: entro l'Immacolata, infatti, dovranno essere a posto molti tasselli della riforma. A iniziare da quelli per la realizzazione del Grande progetto Pompei, ovvero le opere di restauro finanziate con 105 milioni di euro, in gran parte provenienti dall'Unione europea. Entro l'8 dicembre dovrà avere un volto il direttore generale a cui spetterà il compito di garantire che il programma arrivi puntuale alla scadenza del 2015, pena il ritiro della dote finanziaria da parte della Ue. E sempre entro l'8 dicembre dovrà essere definito lo staff di non più di venti persone che dovrà supportare il direttore generale, al quale competerà anche coordinare l'Unità grande Pompei, ovvero la struttura che dovrà rilanciare il turismo nei territori attorno alle aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata secondo un piano da mettere a punto entro ottobre dell'anno prossimo e a cui dovrà lavorare il comitato di gestione dell'Unità, comitato da istituire sempre entro l'8 dicembre.
E per quella data dovranno vedere la luce pure i criteri per procedere alla selezione dei 500 giovani a cui affidare la digitalizzazione del patrimonio, nonché le modalità per dare in affitto o in concessione a giovani artisti – al prezzo simbolico di 150 euro al mese e per non meno di dieci anni – beni statali da trasformare in atelier.
Al ministero dei Beni culturali non potranno tirare un sospiro di sollievo neanche durante le feste di Natale, perché dopo il nutrito pacchetto di decreti da mettere a punto entro l'8 dicembre, si dovrà continuare a correre per arrivare puntuali alle altrettanto numerose scadenze a ridosso della Befana. Per il 7 gennaio, infatti, dovranno essere pronti i provvedimenti che spiegano come applicare il tax credit al cinema, per il quale si tratta di un déjà vu, ma questa volta reso permanente, nonché al settore dell'audiovisivo, alle giovani produzioni musicali e allo spettacolo dal vivo. E per quest'ultimo comparto ci saranno da fissare anche i criteri per l'erogazione dei contributi statali. Così come dovranno prender forma le modalità per permettere ai privati (si veda l'articolo sotto) di aiutare la cultura senza dover ingaggiare una lotta con la burocrazia.
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