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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 alle ore 17:49.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2013 alle ore 20:13.

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«Le frontiere dell'Italia sono le frontiere dell'Europa»: lo ribadisce da Torino il ministro Cecile Kyenge, che torna sul tema del corridoio umanitario in mare, ipotesi avanzata nei giorni scorsi dal premier Enrico Letta e su cui, spiega il ministro, ci sono aperture da parte del Governi.
«Si tratta di una soluzione necessaria per salvare vite umane e portare soccorso a chi e' in difficoltà» aggiunge il ministro, che poi specifica: «Nel caso della tragedia di Lampedusa, parliamo non semplicemente di migranti ma di profughi, di persone che fuggono da zone di guerra e di persecuzione. Altra cosa sono i migranti economici, problema che va affrontato con altri strumenti, come la cooperazione internazionale, il rafforzamento dei rapporti con i paesi stranieri, le risorse da destinare anche a chi vuole rientrare nel paese di origine».
«L'obiettivo del governo - ha spiegato ancora il ministro - è cambiare l'approccio di Frontex per rafforzare i canali umanitari così da salvare più vite».

Sul tema dei profughi, poi, ha sottolineato che «l'Europa deve essere presente ma anche noi non dobbiamo tirarci indietro rispetto alle nostre responsabilità»: il riferimento è al fatto che in Germania ci sono 590mila profughi, ha sottolineato il ministro, in Italia circa 65mila. Serve, dunque, rivedere «alcuni elementi delle nostre norme».

Il ministro ha quindi annunciato la collaborazione con l'Inps e il ministero degli Esteri per studiare una soluzione per i lavoratori stranieri che vogliano recuperare i contributi versati per la pensione. «Percorsi legali consentono agli immigrato di uscire - ha concluso il ministro - dall'invisibilità e disincentivare il lavoro nero».
Il ministro Cecile Kyenge è a Torino in occasione della presentazione del Rapporto sulle disuguaglianze nei diritti e nelle condizioni di vita degli immigrati pubblicato nel volume Stranieri e disuguali, frutto di due anni di ricerca della Fondazione Ermanno Gorrieri di Modena e finanziato dalla Compagnia di San Paolo. Un quadro da cui emerge una «disuguaglianza che colpisce in maniera sistemica una parte consistente - spiega Luciano Gierzoni, presidente della Fondazione - della popolazione regolarmente residente in Italia, pari a circa 4 milioni di persone».
Disuguaglianza, anzitutto sul piano economico, che si traduce, in retribuzioni medie piu' basse di un quinto (fenomeno dei lavoratori poveri) e di redditi familiari inferiori del 40 per cento a quelli delle famiglie italiane, oltre che, soprattutto per i minori, in un rischio doppio di vivere in condizioni di indigenza rispetto a chi invece vive in famiglie italiane.
Una questione questione di disuguaglianze, dunque, ancor prima dei problemi attinenti le politiche migratorie.
Ad accogliere il ministro al suo arrivo, Rachid Khadiri, un giovane marocchino che si e' laureato in Ingegneria al Politecnico di Torino facendo il commerciante ambulante insieme ai suoi fratelli. «Un esmpio positivo - ha sottolineato il ministro - per i giovani stranieri in Italia, una storia. Che dà speranza».

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