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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 alle ore 14:40.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2013 alle ore 19:01.

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Robert Shiller (Ap)Robert Shiller (Ap)

Un Nobel alla finanza. Può sembrare strano che, dopo la crisi dei mutui del 2007 e quella dei debiti europei del 2010, il premio 2013 della Banca centrale svedese intitolato ad Alfred Nobel sia stato attribuito all'inventore della teoria dei mercati efficienti, Eugene Fama, e a coloro che hanno individuato come prevedere l'andamento delle quotazioni, Robert Shiller e Lars Peter Hansen.
Forse può aiutare ricordare che Shiller è anche l'economista che, alla fine degli anni 90, scrisse un libro sull'esuberanza irrazionale, frase che divenne poi famosa perché usata da Alan Greenspan, allora presidente della Fed, per descrivere la bolla di internet. Oppure che fu un esperto di finanza, Raghuram Rajan, allora economista del Fondo monetario internazionale, a lanciare per primo l'allarme su una possibile crisi finanziaria catastrofica.

Il punto è che la grande recessione ha messo in crisi la macroeconomia - che sta attivamente lavorando per superare l'impasse - ma non la microeconomia né tantomeno le teorie della finanza. Ha umiliato le capacità di prevedere l'andamento dell'economia, ma non quella di capire in anticipo la tendenza delle quotazioni, con capacità rovesciate rispetto alla meteorologia, a cui l'economia viene spesso paragonata. Se si può prevedere il clima nel breve periodo, due-tre giorni, ma non nel lungo periodo, non si può prevedere la finanza nel breve periodo, ma si può farlo nel lungo periodo. È questo il principale risultato di Robert Shiller, che ha trovato negli studi di Lars Peter Hansen gli strumenti statistici - il Generalized Methods of Moments - per farlo.

Shiller ha notato che, se i prezzi delle azioni sono molto variabili, non lo sono i dividendi. La tendenza di fondo del rapporto prezzo/dividendo (il flusso scontato di dividendi) è prevedibile; e se sale troppo in un certo periodo, potrebbe subire una lunga flessione nei periodi successivi. I risultati sono stati poi replicati anche per i bond e per altri assets finanziari. Hansen ha confermato questi risultati con le sue tecniche, poi allargate anche ad altri settori dell'economia e del comportamento umano. È il loro lavoro che ha portato alla nascita degli index fund sulle azioni, mentre l'indice Case-Shiller sui prezzi degli immobili americani è costruito in modo da essere utile nella costruzione di strumenti di copertura per i rischi sulle quotazioni di immobili.

Tutto questo nasce sulla base del lavoro di Eugene Fama, il primo a studiare l'eccessiva variabilità delle quotazioni. La sua ipotesi, quella dei mercati efficienti, è stata spesso criticata sul terreno ideologico: molti economisti - e forse lo stesso Fama - l'hanno effettivamente usata per giustificare mercati finanziari "liberi", anche dalle leggi sull'insider trading, in nome della loro efficienza; e per questo motivo l'ipotesi è stata spesso respinta. Tutti gli economisti seri sanno però che i mercati finanziari sono instabili e prociclici. L'ipotesi - presentata da Fama, non a caso, in tre forme: forte, semiforte e debole - è un potente strumento teorico e come tale è un benchmark, un punto di riferimento, sul quale testare l'andamento reale, e quindi l'efficienza reale, dei mercati. La forma debole porta a concludere - appunto - che le quotazioni non sono prevedibili; la forma semiforte prevede che i mercati assorbino tutte le informazioni pubblicamente disponibili rapidamente, per cui non è possibile per un investitore "battere il mercato" (se non per caso) giocando su queste informazioni; la forma forte dice che i mercati reagiscono a tutte le informazioni, anche quelle segrete, per cui non è mai possibile battere il mercato (ancora una volta, se non per caso). Lo studio non è finito, non tutto si è capito sui mercati finanziari e sulle quotazioni. Il lavoro di Fama, Hansen e Shiller, anche solo come oggetto di critiche, sembra oggi essenziale. Per questo è stato premiato.

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