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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2013 alle ore 18:19.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2013 alle ore 20:53.

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Il premier uscente albanese Sali Berisha. (Afp)Il premier uscente albanese Sali Berisha. (Afp)

BRUXELLES – L'Albania dovrebbe compiere questa settimana un passo cruciale verso l'ingresso nell'Unione Europea. L'esecutivo comunitario dovrebbe raccomandare mercoledì 16 ottobre agli stati membri di concedere all'Albania lo status di paese-candidato. Nel caso, il dibattito in Consiglio sarà acceso. Alcuni governi sono freddi; l'Italia invece sostiene Tirana nel suo tentativo.

"In linea di principio – ha detto a metà settembre il presidente della Commissione José Manuel Barroso – l'Albania potrebbe avere lo status di paese-candidato entro la fine dell'anno". Finora, il tentativo del paese di aprire negoziati con l'Unione è stato respinto tre volte. A minare la sua richiesta di entrare nella Ue è stata soprattutto la perdurante instabilità politica. Negli ultimi anni, tuttavia, il governo albanese ha fatto molti sforzi per rispettare le condizioni poste dall'Europa.

In giugno, si sono tenute difficili elezioni parlamentari. A differenza che in passato, il clima politico è stato migliore. Il premier uscente Sali Berisha, padre padrone della politica albanese per oltre vent'anni, ha ammesso la sconfitta e si è fatto da parte tre giorni dopo il voto. La decisione è stata considerata il riflesso di una crescente maturità politica del paese. Il nuovo governo guidato dall'ex sindaco socialista di Tirana, Edi Rama, 49 anni, ha strappato la fiducia in Parlamento in settembre.

Nel 2010, la Commissione aveva stilato un elenco delle questioni più urgenti da risolvere. Due anni dopo, Bruxelles ha messo l'accento sui nodi più controversi: le regole di procedura al Parlamento; la lotta alla corruzione; l'organizzazione delle consultazioni elettorali. "Quest'anno, mi aspetto che la Commissione raccomandi di concedere al paese lo status di paese-candidato senza porre nuove condizioni. La gestione del periodo pre e post-elettorale ha convinto", spiega un diplomatico.

Non è chiaro se la Commissione raccomanderà anche l'apertura di negoziati veri e propri. La scelta dipende dal Consiglio, e sulla questione è diviso. La Gran Bretagna rumoreggia, mettendo l'accento sulla debolezza della lotta alla corruzione. Altri paesi - come la Germania, l'Olanda, la Finlandia e la Danimarca - sono incerti sulle reali capacità del paese a difendere i risultati acquisiti.L'Italia vede invece di buon occhio l'allargamento ai Balcani, non fosse altro che per i suoi interessi economici.

Secondo un censimento dell'ambasciata d'Italia a Tirana, sono oltre 400 le aziende italiane e le joint-venture italo-albanesi presenti nel paese. Gli investimenti italiani si sono concentrati nel settore edile (35%), tessile (21%), commercio (16%), e industria agro-alimentare (8%). La vicinanza con l'Italia ha fatto sì che in Albania abbiano messo radici anche piccole e medie imprese.

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