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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2013 alle ore 17:58.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2013 alle ore 18:47.

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(Afp)(Afp)

Nei primissimi scampoli dell'era Obama, i Tea Party Patriots non andavano oltre l'aneddoto. Stroncati a sinistra come gruppuscolo populista, invaghito di sé e della Vecchia America. Sorvegliati a destra, come sbandata movimentista dal più ingessato establishment repubblicano. Oggi, Washington e l'opposizione conservatrice si appendono al filo dei "patrioti" per decidere su una manovra anti-default da chiudere in tempi strettissimi. Ecco cinque cose da sapere sul movimento che tiene in scacco il Senato americano. Nel nome di Thomas Jefferson.

1. Più repubblicani… dei repubblicani
Che i Tea Party non amino Obama e i democrats in blocco, è noto. Il movimento è nato nel 2009 come risposta di piazza alle "tentazioni socialiste" del nuovo inquilino della Casa Bianca: la riforma del sistema sanitario e il pacchetto da 787 miliardi di stimolo alla ripresa, l'America Recovery and Investment Act. Ma i rapporti con il Partito Repubblicano non sono proprio idilliaci. Anzi. I Tea Party Patriots accusano la vecchia guardia di lassismo su libertà economica e pressione fiscale, bollandoli nel sottoinsieme dei "Rino": Republican in Name Only. Repubblicani di nome, bipartisan di fatto. Le autodefinizioni raccolte dai sondaggi pre-elettorali del New York Times scavano un fossato, se non altro verbale, con le file più moderate del Grand Old Party: i simpatizzanti del movimento si ribadiscono "Very conservative" contro il solo "conservative" o "moderate" degli elettori meno accesi.

2. Le correnti
I Tea Party non marciano a ranghi serrati. Gli stessi militanti non si sono mai espressi su un leader unitario, anche se i sondaggi più recenti fanno crescere in – relativa - maggioranza Sarah Palin. Il gruppo maggioritario restano i Tea Party Patriots, per propria definizione «home of the movement», casa del movimento. Per tessere e popolarità, seguono a buon passo organizzazioni come Americans for Prosperity, Freedom Works e il Tea Party Express. I leader più influenti insistono sull'unificazione. Ma di fatto, nel comune denominatore di libero mercato e anti-statalismo, si incrociano tendenze diversissime: dai "pro-global" spinti ai nostalgici Wasp (White Anglosaxon Protestant), dai college studenteschi alle associazioni di veterani.

3. «Meno estremisti dei Democrats»
Meglio i Tea Party o un candidato democrat più netto della linea di partito sul binomio welfare e diritti civili? Secondo un sondaggio curato del Pew Research Centre, l'elettore medio direbbe Tea Party. I risultati della ricerca registrano lo sbilanciamento a destra nella fascia di indecisi che ondeggia, elezione per elezione, tra i due super partiti dell'arco costituzionale: i Tea Party sono avvertiti come «meno pericolosi» della controparte di sinistra. Estrema e meno estrema. «Per farla breve - ha commentato l'editorialista del New York Times David Brooks -, molti moderati vedono come più "estremista" Nancy Pelosi».

4. Le ruggini con Capitan America
Imprevisti del fumetto. Ironia ha voluto che i Tea Party entrassero in guerra aperta proprio con la più patriottica delle icone Usa, Capitan America. L'oggetto del contendere sono alcune strisce pubblicate nel numero 602, dove il super eroe di Marvel sorvola con la spalla Falcon dei tumulti di piazza con cartelli e slogan anti-tasse. Il riferimento è chiaro. Ancora di più quando Falcon, afroamericano, si rifiuta di «immischiarsi con quella bolgia di bianchi arrabbiati». Il board nazionale del Tea Party è andato su tutte le furie, leggendo tra le righe un'accusa di razzismo a "patriots". La Marvel ha fatto mea culpa, modificando le nuvolette incriminate nella ristampa dell'episodio. Ma i sospetti sul dna un po' troppo progressista di Steve Rodgers, alias Capitan America, potrebbero resistere...

5. La bandiera (e i Metallica)
Il vessillo ufficiale, fin dalla fondazione nel 2009, è la bandiera di Gadsden. Lo stemma,comparso per la prima volta attorno al 1775 e dedicato a uno degli eroi della rivoluzione americana, consiste in un serpente aggrovigliato e la didascalia «Don't tread on me». In italiano: non calpestarmi, non sopraffarmi. Lo slogan dà il titolo a un brano dei Metallica dell'omonimo album del 1991, diventato (involontariamente) uno degli inni più cliccati dai militanti sul web. Quanto al nome, il rimando diretto è al Boston Tea Party del 1783, noto anche con «Ricevimento del tè di Boston». Ma sopravvive l'acronomimo di "Tea": Taxed Enough Already, "Già Tassati Abbastanza".

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