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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2013 alle ore 11:55.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2013 alle ore 22:54.

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Esce la Tares ed entra il Trise. Dietro questo quasi-anagramma si cela la riforma della tassazione immobiliare contenuta nella legge di stabilità approvata ieri dal governo. Che conferma quanto anticipato nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore: dal 2014 arriverà un nuovo tributo sui servizi dei Comuni (il Trise appunto), formato dalla Tasi sulle prestazioni indivisibili e dalla Tari sui rifiuti. Che, a regime, dovrà trasformarsi in Tarip, intesa come tariffa puntuale commisurata su quantità e qualità dei rifiuti prodotti.

La nascita della Tarip è una delle principali novità della bozza di Ddl entrata a Palazzo Chigi. Che, se confermata, andrebbe incontro alle richieste del ministero dell'Ambiente. Che ha sempre individuato nel principio europeo «chi inquina paga» la bussola da seguire nella messa a punto della nuova tariffa sui rifiuti. Fino a quel momento, la Tari verrà calcolata come un corrispettivo sulla superficie calpestabile dell'immobile e verrà pagata da chi lo occupa, proprietario o inquilino che sia.

Di fatto la Tari sostituirà la Tares. Mentre alla Tasi – che dovrebbe avere un'aliquota dell'1 per mille ed essere pagata in parte da proprietario e inquilino – spetterà il compito di superare l'Imu. Di superamento, infatti, si tratta e non di cancellazione. Perché, pur sancendo la sua eliminazione sull'abitazione principale non di pregio, sulle seconde e su quelle di lusso l'imposta municipale di fatto si continuerà a pagare. Tanto più che la legge di stabilità, da un lato, individuerebbe la base imponibile della nuova tassa sui servizi in quella dell'imposta municipale. E, dall'altro, stabilirebbe – stando a un'altra novità di ieri – che il tetto per il prelievo coincida con quello fissato dalla legge statale per l'Imu (6 per mille sulla prima casa, 10,6 sulla seconda), anziché andarsi ad aggiungere come previsto in un primo momento.

Se trasfuso nel Ddl definitivo, il fatto che l'1 per mille non si sommi alle aliquote Imu sarebbe una buona notizia per i contribuenti, che vedrebbero immutato il limite dell'imposizionerispetto a quella attuale dell'Imu. Ma non per i Comuni, che, per ridurre fino ad azzerarla, dovranno accontentarsi del miliardo sul gettito dell'Imu sui capannoni previsto dal Ddl. Una somma peraltro già "occupata" visto che servirebbe a indennizzarli dalla maggiorazione della Tares in odore di cancellazione. A proposito di imprese, va segnalato infine che la tanto attesa deducibilità dalle imposte sui redditi, coperta con il ritorno dell'Irpef sulle case sfitte, sarebbe saltata. Almeno per ora.

IN SINTESI
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Arriva un nuovo tributo immobiliare: il Trise che sarà formato dalla Tari sui rifiuti e dalla Tasi sui servizi indivisibili.
La prima sarà calcolata sui metri quadri e poi si trasformerà in tariffa «puntuale»; la seconda partirà da un'aliquota dell'1 per mille. Spariscono la Tares e l'Imu sulle prime case non di lusso.
Secondo la bozza di ingresso in Cdm quell'1 per mille va comunque ricompreso nel tetto massimo Imu e non sommarsi.

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