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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2013 alle ore 13:52.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2013 alle ore 15:00.

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Italia «zavorra della crescita mondiale», dice Carlo De Benedetti al convegno dei giovani di Confindustria in corso a Napoli. Dove il presidente del Gruppo L'Espresso parla del «declino economico» e di una crisi di cui non si vede ancora l'uscita, ma aggiunge che pesa soprattutto «il declino morale che stiamo vivendo, il senso di frustrazione e di avvilimento che noi italiani stiamo vivendo». Quanto alla vicenda Alitalia «in questi cinque anni, dai "patrioti" ad oggi, è uno dei simboli del perverso scambio di interesse tra una politica che guarda solo al consenso immediato e imprese e banche che guardano solo al tornaconto altrettanto immediato.

Per l'Italia tendenza al declino sempre più strutturale
Nel suo intervento, l'imprenditore mostra pessimismo anche sulla propsettiva di una ripresa economica «che non c'è, che non è a portata di mano». «Quando sento parlare di segnali di ripresa che stiamo o che dobbiamo agganciare - ha spiegato - penso subito che l'interlocutore stia provando a fregarmi. Ricordo Monti che vedeva la luce in fondo al tunnel nell'estate del 2012. Ebbene stiamo ancora tutti lì a guardare dall'altra parte del tunnel ma é sempre nero pesto». I segnali, ha sottolineato De Bendetti, sono tutti negativi: «Non c'è un dato che ci induca davvero a essere ottimisti. La disoccupazione, in particolare quella giovanile, continua ad aumentare. Non c'è settore d'impresa che veda una ripresa degli investimenti. I consumi stanno ulteriormente crollando. Malgrado i nostri sforzi, malgrado la tenacia di molti di voi, il Paese si deindustrializza rapidamente. L'economia si sta fermando. Se continuiamo così - ha concluso - rischiamo che, così come il 2013 è stato peggio del 2012, il 2014 sarà peggio del 2013, in una tendenza del declino che si fa anno dopo anno sempre più strutturale».

Stabilità senza scelte per rilancio e crescita
Nel mirino di De Benedetti anche la legge di Stabilità 2013, appena varata dal Governo. «Ci avevano detto di aspettare perchè sarebbe stata l'occasione di fare provvedimenti necessari per rilanciare la crescita. Ma dove sono la svolta e l'ambizione per il rilancio e la crescita?» . Il problema - spiega l'imprenditore, «non è Letta o Saccomanni, ma cosa possiamo aspettarci se non minimo sindacale da questo governo e da questa politica. Serve una rivoluzione, questa Italia vecchia va ribaltata dal profondo».

Auspicio "renziano": classe dirigente da cambiare, corporazioni da abbattere
Sotto questo profilo, l'auspicio è un radicale cambiamento della classe dirigente italiana, «le consorterie da combattere, le corporazioni da abbattere, così come i poteri di veto sindacali e soprattutto questa orribile politica che si occupa sempre d'altro e mai dei problemi del Paese. La tragedia di Lampedusa, avvenuta nel mezzo di una discussione oscena sulla possibile crisi di governo legata alle sorti private di Berlusconi, è stata davvero una bomba che, esplodendo, ci ha rivelato l'inutilità e il carattere grottesco della nostra discussione politica».

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