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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2013 alle ore 13:48.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2013 alle ore 15:00.

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Questa volta, Matteo Renzi è chiaramente il favorito: lo afferma il Financial Times, dando per scontata la vittoria del sindaco di Firenze alle primarie del centrosinistra. Il Ft mette in evidenza sulla sua copertina online che da Firenze Renzi conta di fare rotta per Roma, pronto a competere per la leadership non solo del partito ma anche del Paese.

Un anno dopo la "sonora" sconfitta alle primarie del centrosinistra, un Renzi "spavaldo e apertamente ambizioso" torna nella mischia, scrivono Giulia Segreti e Guy Dinmore. Questa volta, però, è lui il favorito a prendere la guida di un partito "demoralizzato e fratturato".

La campagna per le primarie dell'8 dicembre è soltanto l'inizio: poiché gli altri tre candidati sono "relativamente sconosciuti", secondo il Financial Times - al di là del suo margine di vittoria - l'interrogativo principale per il sindaco di Firenze è "quanto aspettare" prima di fare un tentativo per diventare premier.

L'attuale premier, Enrico Letta, non è in lizza per il ruolo di segretario di partito. Per il Pd, il grosso interrogativo è se, una volta alla leadership del partito, Renzi darà il suo pieno sostegno a Letta oppure lo indebolirà e alla fine lo sfiderà per l'incarico di Primo ministro in elezioni anticipate.

Il Ft cita i dati di un recente sondaggio, che nella gara per il partito indicava il 63% di consensi per Renzi, il 17% per Gianni Cuperlo e il 10% ciascuno a Pippo Civati e Gianni Pittella.

Secondo il quotidiano britannico, pochi credono che Renzi sia disposto ad aspettare anche dieci anni per tentare di guidare il governo, come ha lasciato intendere in una recente intervista.

Il Ft fa notare che nel Pd cresce il malessere nei confronti dell'alleanza con Silvio Berlusconi. Letta vorrebbe che il suo governo durasse fino al 2015 per realizzare le riforme istituzionali, ma Renzi "morde il freno" e, nonostante le sue dichiarazioni di sostegno al primo ministro, "non si possono escludere elezioni l'anno prossimo".

Il sindaco di Firenze viene paragonato a Tony Blair, che ha ricreato il partito laburista britannico: "Renzi aspira non solo a un cambiamento generazionale al vertice dei Democratici, ma a uno strappo dalle sue radici nel Partito comunista, sciolto nel 1991.

L'anno scorso – ricorda il quotidiano - Renzi fu sconfitto da Pier Luigi Bersani, un ex comunista vecchio stile che con una campagna elettorale "insipida" ha spinto milioni di ex simpatizzanti verso il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Il risultato è stato lo stallo parlamentare, con le dimissioni di Bersani e la nomina di Letta a Primo ministro in coalizione con Berlusconi.

Imparando dalla sconfitta, i consulenti di Renzi – con lo slogan "L'Italia cambia verso" – suggeriscono al sindaco di Firenze di virare dal centro a sinistra per costruire consensi e sostegno. Una "svolta tattica" che gli permetterebbe anche di distinguersi da Letta, guardato con sospetto da molti nel Pd perché ex democristiano, spiega il Ft.

La campagna di Renzi prenderà forma con una convention di tre giorni a Firenze a partire dal 25 ottobre. In politica economica – sintetizza il quotidiano – Renzi sostiene mercati più aperti e liberalizzati, mentre in politica ci si aspetta che spinga per una nuova legge elettorale che porti a un sistema bipartitico più chiaro al posto dell'attuale frammentazione.

L'immagine del "rottamatore" - conclude il Financial Times – potrebbe cambiare, man mano che si farà coinvolgere nella politica del cambiare un partito "complesso e frammentato".

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