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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2013 alle ore 14:27.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2013 alle ore 14:31.

«Non ci siamo fatti mettere i piedi in testa né dalle autorità né dalla comunità ebraica. La famiglia di Priebke ha avuto quel che le spettava, il rispetto della salma che anche nei Paesi incivili è garantito, e il diritto alla pratica religiosa. Abbiamo ottenuto quel che volevamo. dopo una settimana di tentativi di prevaricazione». Lo ha detto all'Ansa il legale della famiglia dell'ex capitano delle Ss Erich Priebke, Paolo Giachini.
«Non dirò quando la salma lascerà Pratica di Mare né dove andrà (ieri ha detto o in Italia o in Germania, ndr) - aggiunge - perché sono vincolato dal segreto professionale. La famiglia e la prefettura mi hanno chiesto il massimo riserbo»
«Non è una vittoria per noi, quanto la vittoria della civiltà sulla barbarie. Ci siamo battuti contro chi voleva risolvere diversamente le cose, contro le mosse dell'autorità, che avevano posto dei divieti, e anche contro le delinquenze fatte contro la salma e l'impedimento dei funerali».
«Sapevamo di avere dei nemici, ma non pensavamo fino a questo punto. La nostra vittoria è intima - ha concluso Giachini - è quella di essere riusciti a dare una cristiana sepoltura a Priebke e di sottrarre il suo ricordo al vilipendio».
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