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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2013 alle ore 06:52.

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LUSSEMBURGO. Dal nostro inviato
I 28 Paesi dell'Unione dovrebbero dare il via libera oggi a una attesa ripresa dei difficili negoziati di adesione con la Turchia, iniziati nel 2005. La questione sarà discussa dai ministri per gli Affari europei riuniti in Lussemburgo. Bloccate da tre anni, le trattative dovevano riprendere in giugno, ma allora i governi avevano deciso di rinviare il via libera sulla scia delle tensioni sociali che prima della pausa estiva hanno segnato la vita politica turca. Secondo molti diplomatici qui in Lussemburgo, il benestare al rilancio dei negoziati riguarderà le politiche regionali. Iniziate nel 2005, le trattative vanno a singhiozzo, segnate dalle incertezze di molti governi europei, che oscillano tra il desiderio di permettere l'adesione della Turchia per motivi geostrategici, e la ritrosia di accogliere un Paese particolarmente popoloso, di religione musulmana in un contesto sociale già difficile. Da Berlino, esponenti del governo tedesco hanno spiegato domenica che la Germania avrebbe abbandonato la sua opposizione a una ripresa delle trattative. In giugno, la Germania suggerì di rinviare il rilancio dei negoziati dinanzi alla violenta reazione della polizia contro gruppi di manifestanti a Istanbul. Alla vigilia delle elezioni di settembre, il governo doveva trovare un equilibrio tra la sensibilità dell'opinione pubblica tedesca all'uso della forza e la presenza nel Paese di una importante comunità turca. C'è accordo tra il cancelliere democristiano Angela Merkel e il ministro degli Esteri liberale Guido Westerwelle. Quest'ultimo, che lascerà la carica con la formazione di un nuovo governo dopo le elezioni, vuole lasciare una impronta. Al di là delle incertezze politiche sull'opportunità o meno di consentire alla Turchia di entrare nell'Unione, c'è la sensazione comunque che le trattative possano aiutare il Paese a proseguire sulla strada della modernizzazione politica, economica e sociale.
In un atteso rapporto la Commissione ha criticato la settimana scorsa il governo del premier Tayyip Erdogan, riferendosi alle dimostrazioni della primavera. Nel contempo, l'esecutivo comunitario ha esortato i 28 ad aprire le discussioni su un nuovo capitolo delle trattative, nella fattispecie le politiche regionali.
Da Ankara, il ministero degli Esteri turco ha accolto positivamente il rapporto comunitario: «Salutiamo con soddisfazione il fatto che la relazione, la quale analizza le riforme politiche dell'ultimo anno, metta l'accento sulla determinazione della Turchia a continuare il processo di democratizzazione». Secondo le ultime informazioni circolate ieri sera qui in Lussemburgo, la riapertura dei negoziati potrebbe avvenire martedì 5 novembre.
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