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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 12:39.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2013 alle ore 20:17.

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Ucciso perché «voleva rubare lavoro agli inglesi». Joele Leotta, 19enne della provincia di Lecco, è stato assassinato a botte e coltellate domenica notte nel suo alloggio di Maidstone, capoluogo del Kent. Per l'omicidio sono indagati quattro uomini di nazionalità lituana, secondo quanto riferisce la Polizia locale. I quattro uomini, che rimangono in stato di arresto, compariranno domani davanti ai giudici della Medway Magistrates' Court via video link. Si tratta di Aleksandras Zuravliovas, di 26 anni; Tomas Gelezinis, 30 anni, Saulius Tamoliunas, 23 anni e Linas Zidonis, di 21 anni. Sono inoltre accusati di lesioni gravi nell'ambito dell'aggressione ai danni di una seconda vittima.
Un uomo di 30 anni è stato inoltre fermato ed è la decima persona sospettata dalla polizia nell'ambito delle indagini. Leotta era volato oltremanica da meno di due settimane, per imparare la lingua con un'esperienza di lavoro. Contava di mantenersi con impieghi occasionali, frequentissimi tra ragazzi e studenti che scelgono l'Inghilterra per una "work experience" da uno o più anni.

L'aggressionedi domenica
Il giovane, originario del comune di Nibionno (Lecco), divideva la sistemazione con un amico del suo paese, Alex Galbiati. A quanto riferiscono i media inglesi, Leotta aveva trovato un'occupazione al ristorante italiano Vesuvius. I dettagli li racconta il quotidiano Il Giorno: otto "locals" di Maidstone hanno iniziato a importunare i due amici con l'accusa di rubare lavoro ai coetanei inglesi. Dagli insulti si è passati all'assalto vero e proprio, che secondo la stampa locale si sarebbe consumato a Lower Stone Street intorno alle 23:20. Secondo gli inquirenti, uno degli indiziati avrebbe usato anche un coltello contro Leotta. Il giovane è stato trasportato d'urgenza al Kings College Hospital di Londra, dove è morto. L'amico ha subito lesioni al collo, alla testa e alla schiena, ma sarebbe «fuori pericolo».

La polizia: incerto il movente

La polizia del Kent non ha ancora chiarito le cause dell'assassinio. Al momento, sei dei sette individui sono sotto interrogatorio. Richard Allan, portavoce degli agenti della sezione, ha spiegato all'Ansa che il movente razziale è ancora in dubbio: «Non si può ancora parlare di movente razziale, in quanto le indagini per stabilire quanto accaduto sono tuttora in corso». Secondo alcune indiscrezioni, avrebbe potuto trattarsi di uno scambio di persona.

La polizia londinese sta lavorando sull'accusa di omicidio premeditato. Le ricostruzioni diffuse in queste ore parlano di una «discussione» della vittima e di Alex Galbiati con i futuri aggressori. Ma la cosa, hanno detto i testimoni, sembrava essersi conclusa con spintoni e parole di troppo.

Lecco, il paese della vittima sotto choc

Nibionno, il paese della vittima, è in stato di choc. Il ragazzo era conosciutissimo e poco più di 10 giorni fa aveva salutato gli amici di sempre per trasferirsi con Alex Galbiati nella "county town" del Kent, 50 chilometri a sud est di Londra. Sconvolti i genitori e il fratello, chiamati dalle autorità locali per il riconoscimento della vittima. Una fiumana di amici e conoscenti della località brianzola si sta formando da ore davanti alla porta della casa di Joele, situata nella frazione di Tabiago. Le bacheche di Facebook sono invase da messaggi di cordoglio, e rabbia, per il sogno spezzato di chi avrebbe dovuto compiere 20 anni nella avventura iniziata subito dopo la maturità. Joele era cresciuto a Tabiago e aveva frequentato l'asilo di Cibrone (altra frazione del paese), le elementari a Nibionno e le scuole medie a Costa Masnaga, sempre nel lecchese.

Il sindaco: urlavano italiano di m....

Il primo cittadino del comune di Leotta, Claudio Usuelli, parla di una «comunità sconvolta» dal delitto. Usuelli racconta di aver appreso da «fonti qualificate» che le nove persone che hanno aggredito Joele e il suo amico avrebbero fatto irruzione in stanza urlando «italiani di m..., ci rubate il lavoro». Il sindaco di Nibionno polemizza anche con le autorità inglesi che hanno avvisato con ritardo quelle italiane. «Dobbiamo prendere lezioni di efficienza tutti i giorni da inglesi, tedeschi e altri, quando, in questo caso, i carabinieri di Costa Masnaga e la Farnesina si sono impegnati al massimo per dare informazioni alla famiglia di Joele. «I famigliari sono stati informati da un'amica del ragazzo dall'Inghilterra - ha spiegato il sindaco -: solo grazie ai carabinieri e alla Farnesina sono riusciti a capire che cosa era successo. Non dagli inglesi che si sono mossi in ritardo«

I carabinieri avvisati dalla Farnesina

È stato il ministero degli Esteri, ieri mattina, ad avvisare ufficialmente i carabinieri della morte di Joele Leotta. Lo ha confermato il Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Lecco, che immediatamente ha fatto intervenire la Compagnia di Merate (Lecco), competente per territorio, perché avvisasse i familiari.
La comunicazione della Farnesina, a quanto si riferisce, era stringata e priva di elementi sul movente dell'aggressione. I militari non escludono che la famiglia fosse già al corrente di altri particolari.

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