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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 18:17.
L'ultima modifica è del 25 ottobre 2013 alle ore 18:20.

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La prevenzione primaria che fa acqua, la diagnosi precoce e la terapia insufficienti, l'igiene che manca, poi i tumori, il sistema cardiocircolatorio, i traumi, perfino gli avvelenamenti. È il risultato della miscela esposiva di queste cause a determinare il decesso di 71.500 uomini e 38.500 donne, nel 2010: morti che potevano essere "rinviate" grazie a più puntuali interventi di prevenzione e tutela. I dati aggiornati sulla mortalità evitabile - ancora allarmanti nonostante il netto miglioramento rispetto agli anni precedenti (-20% in un decennio) - sono contenuti nel Rapporto MEV(i) realizzato da Nebo Ricerche PA e presentato oggi in un convegno promosso a Roma da Mensa Italia .

«Non guardiamo necessariamente il bicchiere mezzo vuoto», sostiene Natalia Buzzi, Direttore scientifico di Nebo Ricerche PA e Presidente del Mensa Italia, perché «c'è ancora spazio per contrastare con successo e con intelligenza queste morti, e per farle ulteriormente diminuire». Dati allarmanti: gli uomini hanno perso in media 21,2 giorni di vita in un anno, le donne la metà, 11,93 giorni. Con le solite differenze regionali. Che come sempre indicano il Sud in fondo alla classifica.

La classifica maschile
Due regioni del Centro Italia, Marche (18,62) e Toscana (18,79), immediatamente seguite da Veneto e Liguria, sono le più virtuose, con i minori giorni di vita perduti pro-capite. La Puglia (21,13) è l'unica regione meridionale con un valore migliore della media nazionale. Sei delle ultime otto posizioni sono occupate da regioni del Sud. Fanalino di coda sono Campania (24,92) e Sardegna (24,61), precedute da Calabria, Sicilia, Abruzzo e Molise. Anche Lazio (22,88) e Valle d'Aosta hanno risultati peggiori della media nazionale, ma la Valle d'Aosta merita una menzione d'onore: partita svantaggiatissima a fine anni Novanta è, in assoluto, la Regione che è migliorata di più. «Ben il 33% di differenza fra la Regione migliore e quella peggiore, e non è affatto poco considerando che si tratta di mortalità per cui è possibile fare qualche cosa» ha commentato Natalia Buzzi.

La classifica femminile
Il dato femminile riguardo la mortalità evitabile è quasi la metà di quello maschile. In testa alla classifica delle virtuose, come per i maschi, le Marche con 9,72 giorni persi; di nuovo la Campania si conferma all'ultimo posto con 14,77 giorni di vita "sprecati" all'anno, con un valore sensibilmente superiore alle altre regioni. Calabria e Valle d'Aosta recuperano rispetto al dato maschile collocandosi su valori migliori della media nazionale. Un aspetto interessante: il divario fra la regione migliore e quella peggiore per le femmine è del 50% anche se nel complesso, va ribadito, la mortalità femminile è molto più limitata di quella maschile.

Miglioramenti continui ma il Sud fanalino di coda
Rispetto agli anni 2000-2002 l'ultimo dato disponibile presentato oggi (2008-2010) vede miglioramenti continui e regolari a livello nazionale: i maschi migliorano in media del 2,5% l'anno, le femmine, di gran lunga meno esposte alle morti evitabili, un po' meno, l'1,7% l'anno. La vera sorpresa è però il dato regionale perché le regioni centro-settentrionali hanno ridotto la mortalità evitabile in misura sensibilmente maggiore di quelle meridionali. Ai due estremi la Valle d'Aosta è la Regione che migliora in assoluto più velocemente mentre la Calabria, soprattutto per i maschi, e la Sardegna, in particolare per le femmine, denunciano comunque un vistoso rallentamento.

Uno strumento di lavoro
Il Rapporto presentato oggi alla presenza di esperti del Ministero della Salute, dell'Istat, dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Unione Europea vuole essere anche un ricettario dove trovare, fino a livello locale, le indicazioni su dove puntualmente intervenire. I risultati della ricerca - integralmente disponibili su www.mortalitaevitabile.it - sono dettagliati per Prevenzione primaria (stili di vita del singolo come corretta alimentazione, alcolismo, tabagismo, sicurezza stradale, in casa e sul lavoro ecc.), Diagnosi precoce e terapia (tumore alla mammella della donna, tempestività salvavita degli interventi sanitari) e Igiene e assistenza sanitaria (vaccinazioni, corretta gestione delle cronicità e del ricorso alle strutture sanitarie ecc.).

Perché il suggerimento a una "politica intelligente"? Perché tra i maschi quasi il 60% delle morti in età in cui non si dovrebbe morire è contrastabile con politiche di prevenzione su stili di vita e sicurezza stradale, in casa e sul lavoro. «E prevenire costa poco e consente, in tempi di crisi, di risparmiare risorse a favore di tutti», conclude Natalia Buzzi.

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