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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 15:15.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2013 alle ore 17:33.

Da sinistra Raffaele Fitto, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna arrivano a Palazzo Grazioli per il vertice del Pdl (Ansa)Da sinistra Raffaele Fitto, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna arrivano a Palazzo Grazioli per il vertice del Pdl (Ansa)

Passaggio definitivo a Forza Italia e sostegno, per ora, al governo Letta. Berlusconi presidente del nuovo partito. Azzeramento di fatto di tutte le attuali cariche, quindi anche la segreteria di Alfano. È questa la sintesi delle conclusioni dell'ufficio di presidenza del Pdl a Palazzo Grazioli, assenti i cinque esponenti dell'ala «governista» (Alfano, Sacconi, Schifani, Formigoni, Giovanardi).

Fiducia con paletti al governo
Nell'annunciare il passaggio a Forza Italia Berlusconi alla fine del vertice ha assicurato il sostegno al governo Letta, con precisi paletti. «Ai ministri ho confermato la mia fiducia se si atterranno alle decisioni prese a maggioranza nel partito», ha detto il Cavaliere. E che la vita dell'esecutivo si preannuncia non facile, con uno spartiacque nel voto di decadenza dal Senato, lo si capisce quando il Cavaliere avverte: «se il Pd voterà la mia decadenza sarà molto difficile continuare a collaborare con un alleato con cui si siede in Cdm ma che si basa su una sentenza frutto di un disegno preciso di certa magistratura».

Cariche di fatto azzerate
Il consiglio nazionale del Pdl che dovrà ratificare il passaggio a Forza Italia si terrà invece orientativamente «nello stesso giorno in cui il Pd elegge il suo segretario, ovvero l'8 dicembre», ha detto Berlusconi, che si riserva il compito di «delegare tutte le funzioni» in Forza Italia. Aggiungendo: «Oggi siamo tornati pienamente allo statuto di Fi che assegna al presidente il diritto-dovere di delegare le funzioni e tutti coloro che oggi esercitano delle funzioni vi hanno praticamente rinunciato». Su Alfano nessuna porta chiusa per il ruolo che potrà svolgere nel nuovo partito: «Alfano gode del mio affetto, della mia stima e della mia amicizia - ha detto Berlusconi -. Io l'ho nominato due anni fa segretario e credo che potrà continuare a svolgere il suo ruolo».

Si passa a Forza Italia
L'ufficio di presidenza del Pdl, al termine dell'incontro ha deliberato «la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di Forza Italia già pubblicamente annunciato dal Presidente Berlusconi». E' quanto si legge in una nota finale. A Berlusconi è affidato «pieno mandato politico e giuridico per attivare le necessarie procedure, anche attraverso le convocazioni degli organi statutari, e gli conferisce le responsabilità connesse alla guida del Movimento per definire obiettivi, tempi e modi della nuova fase di attività secondo lo statuto di Forza Italia».

Riforma giustizia indifferibile
L'Ufficio di Presidenza definisce poi «indifferibile la riforma della giustizia» e «assolutamente inaccettabile la richiesta di estromissione dal Parlamento italiano del leader del centro-destra, sulla base di una sentenza ingiusta ed infondata e sulla base di una applicazione retroattiva di una legge penale». Lo fa denunciando «la persecuzione politica, mediatica e giudiziaria in corso da vent'anni contro il Presidente Silvio Berlusconi eletto liberamente e democraticamente da milioni di cittadini italiani. Un attacco che colpisce al cuore la democrazia, lo Stato di diritto, e il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale di milioni di elettori»

Governisti non presenti al vertice
Gli alfaniani avevano chiesto invano stamattina di rinviare qualsiasi decisione sul futuro del partito. E alla fine il segretario, come del resto gli altri esponenti «governativi» che fanno parte dell'ufficio di presidenza, hanno deciso di non partecipere alla riunione. Una decisione, ha spiegato Berlusconi in serata, presa «con il mio consenso». Con una postilla in chiave ottimistica sui rischi di scissione: «Sono sicuro che i contrasti verranno sanati, sia per chi ha firmato il documento finale che per gli altri che in buona fede hanno assunto una posizione diversa». La spaccatura nel Pdl tra lealisti e governativi è però ormai avviata. E la sensazione è che la resa dei conti finale sia rinviata al Consiglio nazionale di dicembre.

Alfano: non partecipazione è contributo a unità partito
«Il mio contributo all'unità del nostro movimento politico, che mai ostacolerò per ragioni attinenti i miei ruoli personali, è di non partecipare, come faranno altri, all'ufficio di presidenza che deve proporre decisioni che il consiglio nazionale dovrà assumere. Il tempo che ci separa dal Consiglio nazionale consentirà a Berlusconi di lavorare per ottenere l'unità» ha dichiarato il segretario Alfano, che ha voluto evidentemente prendere le distanze dalle modalità con cui si sta ritornando a Fi. Anche il capogruppo al Senato Renato Schifani, pur favorevole al passaggio a Forza Italia, non ha partecipato al vertice.

Lealisti a favore dell'accelerazione verso Forza Italia
Nel pomeriggio i lealisti del partito si sono riuniti, prima dell'ufficio di presidenza, a casa di un parlamentare. Presenti, tra gli altri, Raffaele Fitto, Mariastella Gelmini, Gianfranco Rotondi, Stefania Prestigiacomo, Renata Polverini, Deborah Bergamini, Mara Carfagna . La loro linea non cambia: avanti col passaggio a Forza Italia e leadership ben salda nella persona di Berlusconi. E sono partiti perciò con la raccolta delle firme per portare sul tavolo del Cavaliere un documento che ha come obiettivo principale l'azzeramento delle cariche (leggi segreteria di Alfano, ndr), con il partito che torna nelle mani del Cavaliere.

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