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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2013 alle ore 15:21.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2013 alle ore 15:24.

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TOKYO - Non per vederlo dirigere, ma solo per sentirlo parlare, sono accorse oggi oltre duemila persone alla Orchard Hall del teatro Bunkamura di Tokyo. Una modesta locandina diceva semplicemente: "Muti parla di Verdi" come tema della serata, che si è risolta in un trionfo personale per il maestro italiano in un Giappone che lo ama molto e lo conosce fin dagli anni '70.

Riccardo Muti è a Tokyo per dirigere due concerti verdiani (il 30 e 31 ottobre) con la Tokyo-Harusai Festival Orchestra, ma li ha fatti precedere da un evento insolito: un omaggio a Verdi attraverso la parola e non la bacchetta. Lui solo sul palco, con l'interprete e un pianoforte. Ha diviso in tre parti la serata: all'inizio, un racconto autobiografico con parecchi aneddoti, poi una serie di riflessioni sulla musica di Verdi e infine una dimostrazione di come lavora lui con i cantanti. Mai un momento di "stanca" in platea, in quanto il maestro abbonda non solo in carisma ma anche in doti di affabulatore che rivelano la "napoletanità" di cui è orgoglioso.

Qualche shock per il pubblico, come quando Muti si è scagliato con toni davvero polemici contro una certa tradizione italiana che non rispetta le partiture; contro certi _ non nominati _ direttori d'orchestra che fanno gli istrioni a buon mercato; contro quelle messe in scena che tradiscono fino all'opposto lo spirito delle composizioni operistiche. Una rivelazione, per non poche persone presenti, c'è stata quando Muti ha sottolineato che il troppo facilmente abusato "Brindisi" della Traviata ha la sua vera cifra nella tristezza del presagio di morte con cui Violetta rifiuta l'amore in quanto deve sapere già di essere molto malata.

La terza parte è iniziata con l'arrivo sul palco di due giovani e bravi cantanti giapponesi (da lui conosciuti solo la mattina stessa), che si sono esibiti nel duetto del secondo atto della Traviata tra il vecchio Germont e Violetta: il cuore drammatico dell'opera verdiana più popolare (tra l'altro il pubblico giapponese è particolarmente adatto a cogliere la drammaticità del sacrificio personale di Violetta dettato dalla insostenibile pressione delle convenzioni sociali interpretate in modo spietato da Germont). Subito dopo è cominciato il "brainstorming" con i cantanti _ Muti al pianoforte _ su ogni singolo passaggio: un lavoro di cesellatura incredibilmente particolareggiato su note, intonazione, dizione, portamento, espressione, su ogni battuta e parola. Si capisce che certe primedonne che pensano di non avere più nulla da imparare siano scappate di corsa. Il giovane baritono giapponese è parso ad un certo punto estenuato. Ma doveva esserlo anche Muti dopo aver passato un'ora e mezza, a fine spettacolo, a firmare autografi a persone diligentemente allineate in una fila chilometrica. In tanti si sono informati su dove trovare altre "lezioni" del maestro (risposta: sul sito www.riccardomutimusic.com). Riccardo Muti tornerà a Tokyo con tutto il Teatro dell'Opera di Roma verso la fine di maggio per "Nabucco" e "Simon Boccanegra".

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