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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2013 alle ore 17:35.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2013 alle ore 19:13.

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Ci sono un po' troppe società lussemburghesi e off shore nella storia aziendale della Friza immobiliare, la piccola società che detiene la proprietà del condominio di via Olgettina 65. Lo stesso stabile dal quale le 14 ragazze di Arcore dovranno sloggiare prima possibile per questioni di «decoro». La struttura proprietaria odierna vede il complesso immobiliare intestato alla Friza Srl, sede a Monza in via Dante al 2. Al 35% la società è dell'immobiliarista Paolo Monteverdi, che detiene anche il 50% della Srl Gaia (che controlla l'altro 35% di Friza) e qui s'incontra la prima lussemburghese del gruppo: la Titris Sa, che di Friza detiene il 30%. Ed è, appunto, la Titris la società che si è interessata alla vendita delle due ville progettate dall'architetto franco-svizzero Savin Couelle, sulla collina che sovrasta Cala di Volpe in Costa Smeralda.

In precedenza la lussemburghese Titris si chiamava Tit1 Sa, e ancor prima Holeander Sa. Ma soffermiamoci un momento sulle persone fisiche. Chi è il dominus della Friza Paolo Monteverdi? Appartiene a una famiglia di immobiliaristi di lungo corso: quattro fratelli di cui il maggiore è Lorenzo. Ed è appunto con Lorenzo che la cinghia di trasmissione degli affari di Paolo è da sempre la più stretta. Le cronache cominciano a occuparsi di Paolo e Lorenzo Monteverdi per la prima volta nel 1997 per una vicenda che riguardava una presunta estorsione su cui la Procura della Repubblica di Milano aprì un'inchiesta (poi archiviata) sull'immobiliare Circo Romano. Insieme ai due Monteverdi finì sotto i riflettori anche l'avvocato Massimo De Carolis, allora candidato per l'Udc (nelle liste di Forza Italia). Ma le notizie sulla girandola societaria facente capo ai due fratelli Lorenzo e Paolo Monteverdi si fanno più circostanziate a partire dal 18 ottobre 2007, data in cui una società riconducibile ai Monteverdi, la Sdga Srl, viene dichiarata fallita dal Tribunale di Milano.

La pratica viene affidata al curatore Pietro Santoro. E il fascicolo sul fallimento, dopo essere stato assegnato al Pm Sandro Raimondi, giace ora sulla scrivania del sostituto procuratore della Repubblica Gaetano Ruta, lo stesso che tra l'altro sta indagando sulle mancate bonifiche della Green holding dell'imprenditore milanese Giuseppe Grossi a Santa Giulia. La Sdga venne costituita nel febbraio 1988 ed era controllata dalla Sdga Italia a sua volta controllata dalla lussemburghese Sdga Holding Sa, società che risultava appartenere alla Finvestor holding Sa.

Tra gli amministratori della Sdga Holding, insieme a Maurizio Cottella, Sergio Vandi e Sandro Capuzzo spicca quel Marco Jacopini che già abbiamo incontrato tra gli amministratori della Titris Sa, oltre che della Tabata Sa, la holding di partecipazioni del gruppo Parmalat (vedere il Sole24 Ore di giovedì 20 gennaio). E qui, con un salto non indifferente, si giunge alla controllante della Finvestor: la Vesmafin, sede a Road Town a Tortola, alle Isole Vergini britanniche. Da sottolineare che tra gli amministratori della Finvestor a partire dal 2006 figurano almeno due uomini, Mark Koeune e Michael Zianveni, storicamente vicini alle movimentazioni di società off shore di Banca Arner, la Banca di Lugano il cui braccio operativo a Milano, è attualmente sotto inchiesta della magistratura milanese.

Una piramide societaria apparentemente impenetrabile, dunque, nella quale le figure dei Monteverdi sembrano scomparire. Ma a una più accurata ricostruzione effettuata sui registri lussemburghesi si giunge a un'ulteriore scatola lussemburghese che, a sua volta, risulta posseduta dalla citata Vesmafin: la Green Real Estate holding di cui il socio di maggioranza risulta essere personalmente Lorenzo Monteverdi, insieme, ancora una volta a Koeune e Zianveni. Effettivamente sembrerebbe un giro un po' troppo complicato per un'attività semplice come la locazione di condomini.

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