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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2013 alle ore 17:50.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2013 alle ore 19:51.

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Simpatizzanti del Süd-Tiroler FreiheitSimpatizzanti del Süd-Tiroler Freiheit

Destra o sinistra, in fondo, contano poco. Conta il Südtirol, «in svendita» all'Italia da quasi un secolo. Luis Durwnalder si sfila dopo 24 anni dalla presidenza della provincia di Bolzano e i movimenti populisti fuori dalla casa madre della Südtiroler Volskpartei (Svp) scavalcano qualsiasi pronostico nelle elezioni provinciali.

"Die Freiheitlichen", scissione a destra della Stella Alpina, vola oltre il 17% e diventa seconda forza. Il Süd-Tiroler Freiheit, la lista filoaustriaca che quattro anni fa impiantava cartelli segnalatici con la scritta «Il Sud Tirolo non è Italia», sfonda il record del 7% e si piazza al quarto posto (subito dopo i verdi e davanti al Pd, che non va oltre il 6,7%). Il timone della provincia è nella mani di Arno Kompatscher, successore diretto di "Durni" nella Svp con 80mila preferenze. Ma le sigle separatiste crescono, scavando consensi nell'astensionismo dell'elettorato italiano.

Li chiamano "destra tedesca". Ma i due partiti che guadagnano percentuali nello stallo della Svp stanno stretti nell'etichetta che li distingue dagli omologhi in lingua italiana. Salvo flirt occasionali, naufragati nell'identità sempre meno dialogante in un Consiglio che ora potrebbe ridurre la sua presenza italiana a cinque scranni su 35. Uno su sette.

Il laboratorio del Die Freiheitlichen (letteralmente: "i libertari") riuscirebbe meno comprensibile senza esempi freschi di elezione, come il Progress Party svedese. Xenofobia e liberismo, rivendicazioni sulla "sovranità sudtirolese" e guerra al fisco invasivo. Il Die Freiheitlichen ricalca la formula del Bündnis Zukunft Österreich, il partito populista di Jorg Haider, fin dalle origini come costola iper-separatista della Südtiroler Volskpartei.

Lo davano per morto quindici anni fa, quando l'omicidio dell'ex dirigente Christian Werdner aveva fatto sprofondare i consensi sotto il 3% nelle elezioni del 1998. Da lì, non ha fatto altro che crescere. Nel 2008 il partito che rivendica il «risveglio dei sudtirolesi», con sterzate anti-islamiche e anti-immigrazione , triplicava i consensi rispetto alle provinciali del 2003: 14,3%.

Oggi, i 50mila voti incassati valgono quasi il 18% dei consensi su scala provinciale e sei rappresentanti nel Parlamentino di Bolzano. Il secondo partito nell'Alto Adige. Il grosso dei bacini sta nelle valli, nella comunità germanofona che non si è mai riconosciuta nella Bolzano italiana e men che meno in Roma. Le pulsioni più radicali, dal no alle moschee alle strette sull'immigrazione, guadagnano favori nelle fasce degli under 30.

Il programma del Süd-Tiroler Freiheit, quarta sigla in provincia con il 7,2% di consensi, si rispecchia nel suo nome: Libertà altoatesina. Lo ha fondato e lo dirige Eva Klotz, figlia di George, il "martellatore della Val Passiria" che aveva sconvolto il Tirolo meridionale con attentati dinamitardi.

Anche lei scissionista dalla Stella Alpina, rea confessa di aperture autonomiste allo Stato Italiano. Anche lei ai vertici di una forza accusata di simpatie all'estrema destra, in parte per le (presunte) aderenze di alcuni dirigenti a raduni neonazisti nelle vallate a sud del Brennero.

Negli 11 punti che descrivono il programma dei "patrioti altoatesini", però, il modello ricorda più l'indipendentismo catalano delle croci uncinate che pure si sono infilate nella base di militanza, soprattutto tra le comunità più ridotte.

Integrazioni reddituali per i tirolesi, sostegno delle minoranze linguistiche, contrasto alla "italianizzazione" che spazia dalla segnaletica in italiano all'obbligo del bilinguismo. Fino allo scontro più netto con "l'altra destra", quella italiana, sulle reliquie del fascismo: «Un insulto all'Alto Adige» che «nessuno ha ancora rimosso».

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