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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 11:34.

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I talebani colpiscono utilizzando soprattutto le motociclette e le autorità di alcune province afghane si difendono dalla minaccia vietando l'uso delle due ruote. L'annuncio giunto ieri da Kabul ha suscitato non poche perplessità e la dice lunga sulle capacità del governo afghano di gestire la sicurezza del Paese ora che le forze della Nato non sono più coinvolte nelle operazioni di combattimento. L'agenzia di stampa Pajhwok fa notare che "la motocicletta è il mezzo di trasporto più usato dagli afgani, in un Paese che manca di strade asfaltate e dove in pochi si possono permettere l'acquisto di un'autovettura''.

I talebani utilizzano le motociclette per spostarsi, condurre attacchi e in moti casi azioni suicide sono state portate a termine con moto-bomba imbottite di esplosivo. La moto del resto non è solo il mezzo più diffuso ma fa parte dell'immaginario collettivo afghano e degli stessi talebani come dimostra la leggendaria fuga verso il Pakistan, in sella a una moto, del leader talebano Mullah Omar durante l'invasione statunitense dell'ottobre 2001.

"Le motociclette rappresentano uno dei nostri problemi di sicurezza'' ha reso noto il governatore di Herat (la provincia dove sono schierati 2.500 militari italiani), Sayed Fazlullah che ha vietato solo il trasporto di passeggeri e non l'utilizzo delle moto con a bordo il solo conducente. In ogni caso una limitazione non di poco conto considerato che non è certo raro vedere famiglie con conducente, bambini e donne con burqa viaggiare a bordo della stessa motocicletta. ''In Afghanistan, la motocicletta è come una macchina per tutta la famiglia'' ha ammesso Fazlullah e il blocco della circolazione potrebbe contribuire a rendere impopolari le autorità governative anche se la popolazione è esasperata dai continui attentati talebani. Al punto che domenica, nella provincia di Ghazni, l'autore dell'attentato contro un autobus costato la vita a 18 persone (fra cui 14 donne) che stavano recandosi a un matrimonio è stato linciato e ucciso dagli abitanti del villaggio di Sahib Khan.

Il blocco al traffico motociclistico provocherà però danni economici rilevanti e Abdul Latif Jamshidi, direttore esecutivo di un'azienda che produce motociclette a Kabul, ha stimato un crollo del 50 per cento delle vendite nelle province afghane che hanno adottato le restrizioni alle due ruote. I talebani hanno subito approfittato a fini propagandistici dell'impopolare misura adottata delle autorità bollandola come "molto debole" e sottolineando che "non crea difficoltà a noi ma alla gente comune".

I problemi di sicurezza sembrano destinati ad ingigantirsi soprattutto se Stati Uniti e Nato dovessero ritirarsi completamente dal Paese dal 2015 o restarvi con una missione a basso profilo, ipotesi che sembra configurarsi come ha rivelato ieri il New York Times. L'opzione che sta prendendo piede per l'operazione Resolute Support, che dovrebbe garantire addestramento e supporto alle forze di Kabul almeno fino al 2017, è di schierare una forza ridotta, limitata a 8/12 mila militari per due terzi statunitensi con meno istruttori e consiglieri militari e più amministratori per assicurare il buon utilizzo dei 4,1 miliardi di dollari in aiuti per la sicurezza che Washington e gli alleati verseranno ogni anno per sostenere le spese militari di Kabul e pagare gli stipendi a militari e poliziotti.
Nonostante i comandi militari sul campo premano per mantenere una forte presenza militare (20/25 mila militari) in grado di contribuire al confronto con i talebani, in ambito Alleanza Atlantica sembra prevalere l'opzione di un coinvolgimento ridotto in Afghanistan sostenuto dalle leadership politiche inclusa quella statunitense che ancora non ha trovato un'intesa con Kabul per l'accordo bilaterale di sicurezza teso a dovrebbe regolare la presenza internazionale nei prossimi anni.

Washington pretende di continuare le azioni contro al-Qaeda e l'immunità giudiziaria per i soldati Nato schierati in Afghanistan e se queste condizioni non verranno soddisfatte alla fine del 2014 scatterà la cosiddetta "opzione zero", il ritiro totale delle forze alleate incluse quelle di Italia e Germania, Paesi che si sono già resi disponibili a mantenere contingenti consistenti (tra i 700 e i mille militari) per l'operazione Resolute Support. Una missione alla quale non parteciperanno ( o lo faranno solo simbolicamente) molti Paesi che hanno schierato fino a oggi truppe in Afghanistan. L'Australia ha annunciato oggi che entro Natale verranno ritirati gli ultimi mille soldati schierati nella provincia meridionale di Oruzgan.

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