Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 14:15.

My24
Il governatore della Regione siciliana Rosario Crocetta. (Imagoeconomica)Il governatore della Regione siciliana Rosario Crocetta. (Imagoeconomica)

PALERMO - Poteva essere il grande romanzo della rivoluzione siciliana. E invece è finito con il diventare un feuilleton, una storia a puntate fatta di amore, scontri, tradimenti e perché no anche gelosie. Il titolo, se vogliamo, c'è: "C'eravamo tanto amati" e ancora oggi va in in scena, anzi in onda o anche online (su blog e giornali online siciliani) l'ennesima puntata di questa storia fatta un tempo di amore e oggi soprattutto di odio. Lui è il governatore della Regione siciliana Rosario Crocetta, loro sono i rappresentanti del movimento Cinque Stelle eletti all'Assemblea regionale siciliana. Colpisce questo scontro ancor più della diatriba che contrappone Crocetta al suo partito, il Pd, proprio perché un anno fa, pochi giorni dopo l'elezione alla presidenza della regione l'ex sindaco di Gela aveva detto: sono uno di loro. O, forse, «sono più grillino dei grillini» e oggi finisce col dire che fanno solo spot, anzi «sono uno spot».

E anche in questo caso le coincidenze non sembrano casuali: un anno fa Rosario Crocetta, ex comunista oggi nel Pd, gay ma cattolico, è stato eletto alla presidenza della Regione siciliana. Nel suo programma un punto qualificante: la lotta alla mafia e alle infiltrazioni mafiose nell'apparato regionale sulla scia di quanto aveva fatto a Gela, da sindaco.
Un anno dopo, nello stesso giorno, i rappresentanti del movimento di Peppe Grillo all'Ars hanno presentato (grazie anche all'apporto di qualche esponente del Pdl e di altri partiti) la mozione di sfiducia. Senza alcuna speranza che possa avere effetti visto che i presentatori non hanno la maggioranza ma che di certo può portare a un acceso dibattito in aula. Da cui, ancora una volta, potrà emergere un dato politico che appare indiscutibile: la forza di Crocetta sta nella debolezza degli altri. E non solo, ovviamente, perché il personaggio è complesso e sfuggente con guizzi e trovate ad effetto che puntano sempre a spiazzare, a sparigliare, a confondere l'avversario.

L'altra sua forza è la comunicazione, il fascino dell'uomo solo contro i nemici della Sicilia: i mafiosi. Recentemente, per esempio, in un'intervista al Sunday Times ha raccontato di non escludere che dietro l'incidente alla sua scorta del mese scorso possa esserci la mafia.
Non è chiaro se gode di grandi appoggi politici ma è chiaro che sa costruire reti di alleanze anche su fatti specifici, per periodi brevi: rapporti intensi ma conflittuali. E lo si è visto su tanti e tanti fronti. Si prenda la formazione professionale, settore da riformare e mangiasoldi: sono stati proprio i gestori degli enti e i loro referenti politici a fornire al governatore siciliano gli argomenti per intervenire col machete e per farsi un'idea basta scorrere il numero di inchieste giudiziarie, inquadrare le persone coinvolte, individuare quali e quanti interessi stanno dietro.

E come al solito chi aveva interesse ha fatto leva sulle difficoltà economiche della regione e sull'esasperazione legittima dei dipendenti degli enti di formazione (che hanno aspettato lo stipendio anche per sette mesi e oltre) per mettere in discussione l'operato del governo. Crocetta ha cercato continuamente la sponda con la magistratura con visite continue e denunce, e dossier. Nei settori più disparati. Come l'Esa, storico ente di sviluppo agricolo il cui commissario Francesco Calanna ha scoperto strani intrallazzi grazie ai quali le proprietà pubbliche sono finite in mano di famiglie mafiose. E ancora oggi, su fronte della spesa sanitaria, il governatore ha consegnato alla guardia di finanza un corposo dossier. Oppure la grande rotazione dei dipendenti della regione in nome della moralizzazione che, secondo le accuse che provengono dall'interno, ha avuto un effetto boomerang finendo col paralizzare settori anche strategici. e poi l'atteggiamento ritenuto ambiguo sul Muos di Niscemi: prima schierato contro a tutti i costi incassando proprio l'entusiasmo dei grillino tranne poi cedere ammettendo che sì, il mega impianto radar nella riserva della sughereta di Niscemi va fatto. Ai grillino non è affatto piaciuto.

Ma la rottura definitiva va ascritta alla difesa di Crocetta dell'Irsap, l'Istituto regionale per le attività produttive che ha inglobato i dieci Consorzi di sviluppo industriiale siciliani alcuni dei quali erano diventati veri e propri centri d'affari per la mafia, e in particolare di Alfonso Cicero, commissario e poi presidente, destinatario di numerose intimidazioni.
C'è chi ha fatto l'elenco e ha addirittura trovato un titolo a effetto parlando di un "Rosario di promesse" in linea con la tesi sostenuta dai grillino dell'Assemblea regionale. Un vestito che potrebbe calzare perfettamente a un settore come quello dell'energia e dei rifiuti che Crocetta ha affidato al magistrato antimafia Marino: l'assessorato, per esempio, ha fatto ripartire con un colpo di mano le conferenze di servizio sugli impiantai eolici tranne popi essere costretto a bloccarlo dopo essere finito sotto il fuoco di fila del Pd. E sui rifiuti la storia è ancora tutta da raccontare: dopo la legge di riforma della riforma approvata quasi undici mesi fa le nuove Società di gestione non sono partite e l'impiantistica resta bloccata.

Non si può certo dire che Crocetta sia un inconcludente, ma si può osservare che se la rivoluzione siciliana non russa ci sono sicuramente momenti in cui si assopisce, riposa. Sarà lui il governatore a fare il bilancio di un anno di governo oggi stesso in aula al papello di accuse che è allegato all'ordine del giorno dell'Assemblea regionale. Un documento in sette pagine in cui gli esponenti del movimento di Beppe Grillo gli rimproverano un «ostinato e protervo metodo di pseudo-governo che sembra il solo al quale il Presidente Crocetta sia ispirato: quello dei continui annunci pubblici, più o meno sensazionali, volti comunque, esclusivamente a colpire la pubblica opinione, ai quali, poi, non segue alcun provvedimento formale o normativo in grado di incidere sugli aspetti concreti e, soprattutto, di rinnovare e riformare i singoli settori della vita pubblica siciliana». Crocetta ha già replicato che la mozione è figlia di una cultura «sfascista». Certo è che i presentatori contavano sui contrasti sorti tra Crocetta e il Pd che però ha già annunciato che non voterà la sfiducia.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi